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5 marzo

5 Marzo 2025

Oggi, ma nel 1868, a Milano, al teatro alla Scala, avveniva la messa in scena per la prima volta di “Mefistofele”, opera lirica articolata in un prologo e in cinque atti di Enrico “Arrigo” Boito, alias “Tobia Gorrio”, dal suo pseudonimo anagrammatico, che era stata ispirata dal dramma in versi “Faust” del tedesco Johan Wolfgang von Goethe del 1808, ritenuto tra i capolavori internazionali del genere. Il debutto avveniva con lo stesso compositore padovano di 26 anni, esponente di spicco del movimento artistico-letterario della scapigliatura - lanciato dalla città meneghina negli anni 60 dell’Ottocento dagli intellettuali Carlo Dossi, Emilio Praga, “Cletto Arrighi” al secolo Carlo Righetti e Luigi Conconi - che veniva caratterizzato dal totale insuccesso.

Flop dettato, verosimilmente, anche dalla serie di anomalie volontariamente scelte da Boito, a cominciare dalla lunghezza dello spettacolo, dalla pubblicazione anticipata del libretto e dal tema d’impronta filosofica ed esoterica. Boito aveva composto il suo inizialmente incompreso capolavoro dopo essere stato a combattere come volontario tra i garibaldini nel 1866, dal 20 giugno al 12 agosto, in occasione della terza guerra d’indipendenza contro l’Austria asburgica rientrante nelle pagine belliche conclusive del risorgimento tricolore.

Il 4 ottobre 1875 “Mefistofele” verrà proposto, in versione rimaneggiata che sarà ridotta in quattro atti e un epilogo e modificata con la parte per il personaggio principale del Faust che sarà passata da baritono a tenore, nella cornice del comunale di Bologna (nella foto, particolare, la copertina del libretto dall’immagine scattata da Stefano Bianchetti per l’agenzia Corbis via archivio Getty Images), sotto la direzione di Emilio Usiglio, per via delle pressioni operate dal conte Agostino Salina.

E arriverà il gradimento da parte del pubblico colto. Poi “Mefistofele” entrerà a far parte in pianta stabile del repertorio classico di Boito - che sarà futuro senatore del regno dal 1912 al 1918 durante la XXIII legislatura su nomina regia da parte del sovrano sabaudo Vittorio Emanuele III - e non solo sarà notevolmente apprezzato anche dai critici, ma verrà inserito nei cartelloni delle programmazioni dei principali teatri non solo nel Belpaese.