8 dicembre

7 Dicembre 2021

Oggi, ma nel 1946, a Palermo, in piazza Indipendenza, veniva assassinato, con sei colpi di pistola sparati a bruciapelo, da uno sconosciuto, il maresciallo di Pubblica sicurezza Raffaele Sicurella, palermitano di 43 anni, sposato e padre di 8 figli, da 16 in comando alla stazione di Porta Nuova di corso Calatafimi. Veniva fatto fuori mentre era in servizio di scorta e d'ordine pubblico alla tradizionale processione dell’Immacolata proprio quando il corteo stava per svoltare in via Giuseppe Pitrè, per poter rientrare nella chiesa dei padri cappuccini.

La vittima (nella foto, particolare, in alta uniforme) sarà anche il primo caduto ufficiale nell'elenco della Polizia di Stato dopo Giuseppe “Joe”, Petrosino. Quest’ultimo, che era stato freddato da emissari della Mano nera, proprio a Palermo, il 12 marzo 1909, era nato a Padula, in provincia di Salerno, nel 1860, ma era naturalizzato Usa, dal 1877, e apparteneva alla Polizia statunitense, dal 1883. L’8 dicembre 2004 Sicurella verrà inserito nell’elenco dei poliziotti tricolore morti in servizio. In quel 1946 si stava occupando del triplice omicidio, legato a Cosa nostra, avvenuto a Belmonte Mezzagno, sempre nel palermitano, il 2 novembre precedente, costato la vita ai fratelli Giovanni, Giuseppe e Vincenzo Santangelo, contadini contro i proprietari terrieri, e per questo suo lavoro da "sbirro" integerrimo aveva ricevuto svariate minacce. Quello di Sicurella passerà agli annali della cronaca nera siciliana come il delitto dell’Immacolata.

Secondo quanto riportato dal quotidiano “La Voce della Sicilia”, del 10 dicembre successivo, verranno fermate 10 persone, ritenute potenziali sicari, ma alla fine non ci sarà un colpevole assicurato alla giustizia. Verosimilmente la sua eliminazione sarebbe stata richiesta dal boss mafioso della zona don Gaetano “Tano” Filippone, che era anche il referente locale per il Movimento per l’indipendenza siciliana, con sede in via Cipressi. Don Tano veniva abitualmente ossequiato dai cittadini, ma anche dagli esponenti delle forze dell’ordine e dai politici proprio durante il passaggio dell’effige della Vergine l’8 dicembre.

Del caso Sicurella si occuperà anche il giornalista Aurelio Bruno, che aveva 24 anni il giorno dell’omicidio, ed era apprendista al quotidiano “L’Ora” del capoluogo siciliano. Il cronista, che diverrà una delle più attendibili memorie storiche di Palermo fino ai 93 anni d’età, figlio di un poliziotto e a sua volta agente ausiliario durante il servizio di leva, nonostante anni di approfondimenti su Sicurella non riuscirà ad aggiungere tasselli in grado di portare a galla la verità. Probabilmente Sicurella, che a differenza dei colleghi non aveva l’atteggiamento ossequioso nei confronti del capo cosca di Porta Nuova, aveva visto quest’ultimo avere un abboccamento troppo sospetto con una spia dei servizi segreti americani, ma non aveva avuto il tempo di far luce sulla questione.