Acqua razionata a Chieti: in difficoltà bar, hotel e ristoranti
Cinque ore di blackout per i lavori alla rete idrica i gestori : costretti a servire caffè preparato con la moka
CHIETI. Bar, ristoranti, alberghi, parrucchieri, estetiste, autolavaggi. Sono solo alcune delle categorie di lavoratori che subiscono maggiormente il razionamento dell’acqua di queste torride settimane. Senza contare i privati cittadini, magari con bambini o malati da accudire, che a decine si sfogano sulla pagina Facebook del sindaco per chiedere un avviso tramite megafono per le prossime chiusure dei serbatoi.
A tutti il primo cittadino spiega che l’interruzione di ieri, dalla mattina fino alle prime ore del pomeriggio, è stata causata da lavori per il raddoppiamento della rete che porta acqua in città da Bussi.
Ma i rubinetti resteranno a secco ancora: questa sera, dalle 22 alle 6 di domani mattina e ancora a cadenze regolari nelle prossime settimane. «C’è stata scarsa informazione», lamenta Nicola Biscotti, titolare del ristorante That’s amore allo Scalo, «alle nostre proteste l’Aca ha risposto che i giornali parlavano dell’interruzione di oggi (ieri per chi legge), ma non tutti hanno il tempo per leggerli. Per la mancanza di acqua non riusciamo ad usare la macchina del caffè e dobbiamo accontentarci della moka, ma il problema maggiore è per le pulizie e per la lavastoviglie».
Ci si adatta anche al gran caffè D’Urbano, dove la pressione minima del flusso idrico rallenta tutto il lavoro e, inevitabilmente, il guadagno. Stessa scena al bar Duomo, in piazza San Giustino: «Ci arrangiamo con i bicchierini di plastica», racconta una dipendente, «carichiamo la macchina per il caffè con una pompa di minerale e non facciamo usare il bagno ai clienti. Abbiamo l’autoclave, ma è troppo piccola e non è sufficiente».
I problemi più gravi ci sono stati sabato sera, in occasione del concerto di Antonello Venditi, con una piazza San Giustino insolitamente affollatta: «C’erano tante persone», prosegue, «e non abbiamo potuto offrire un servizio adeguato ai clienti».
Di scarsa qualità dell’offerta turistica parla anche Gianfranco Conti, titolare del bed&breakfast Borgo Capo di Casalincontrada.
«Negare ai clienti la possibilità di fare una doccia crea non pochi imbarazzi», dice, «al punto che mi sono informato per cercare strutture alternative a cui dirottare i miei ospiti in caso di problemi: se chiudono l’acqua dalle 19 alle 9 del mattino dopo non posso garantire un’ospitalità adeguata. Ho dovuto mettere l’autoclave con una spesa di 900 euro: la renderei obbligatoria per gli esercizi pubblici, ma dovrebbero esserci finanziamenti che contribuiscano ad incentivare il turismo». Per Conti, insomma, il problema delle chiusure razionalizzate potrebbe rappresentare l’occasione per aiutare un settore già duramente colpito dalla crisi: «I sindaci e i dirigenti dell’Aca», propone, «dovrebbero conoscere bene lo schema delle rete idrica per gestire l’acqua in maniera oculata e razionale. È innanzitutto una questione di civiltà».
Francesca Rapposelli
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