Addio a Di Fonzo, ex deputato e preside 

Giovanni si è spento a Roma a 74 anni. Alla Camera per due legislature, creò il Patto territoriale Sangro Aventino

LANCIANO. «Se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disobbedienti agli occhi dei nostri progenitori». Le parole dell'economista John Maynard Keynes, pronunciate da Giovanni Di Fonzo nel 1999 all'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, intervenuto al Consorzio Mario Negri Sud per la nascita del Patto Sangro Aventino, lo vestono a pennello anche a distanza di 24 anni, anche ora che non c'è più. Si è spento ieri a Roma, al policlinico Gemelli, a 74 anni, in seguito a una breve malattia, il politico, l'innovatore, il "visionario", l'uomo delle istituzioni e del popolo, delle piazze e della terra da dove amava far risalire le sue origini, ma soprattutto figlio, e poi anche padre, amorevole, severo e caparbio del suo Abruzzo. Celebri, irrinunciabili i suoi sermoni, che pronunciava con voce da baritono nel suo arrampicarsi e scaldarsi e poi addolcirsi e virare di scatto e poi ancora concludersi con l'immancabile messaggio di speranza.
LA VITA POLITICA«Un compagno», scrive di lui Gianni Melilla, ex parlamentare e presidente emerito del consiglio regionale d'Abruzzo, «che veniva da lontano, dalla grande storia del Pci, Pds Ds in una provincia dominata dalla Dc di Giuseppe Spataro e Remo Gaspari. Interpretò la politica con passione, razionalità e competenza soprattutto sui temi dell’agricoltura e della programmazione territoriale». «La scomparsa di Giovanni Di Fonzo è una perdita per il nostro territorio e per la sua intelligenza al servizio della comunità», dice il capogruppo Pd in Regione, Silvio Paolucci. È stato deputato eletto nei collegi uninominali di Vasto e di Lanciano negli anni 1994-2001 per due legislature: eletto con i Progressisti alle elezioni politiche del 1994, nel collegio uninominale di Vasto, fu riconfermato alle elezioni del 1996, quando fu eletto nel collegio di Lanciano con il sostegno dell'Ulivo. Terminò il mandato di parlamentare nel 2001. È stato anche assessore provinciale a Chieti e fu proprio con quell'incarico, terminato nel 2009, che Di Fonzo smise di fare politica attiva. Lo disse a modo suo, sposando metafore e visione del futuro: «Scendo dall'autobus, torno a piedi a mettermi a disposizione dei giovani». E così fece.
LE SFIDELa sua creatura più grande è stata il Patto territoriale Sangro Aventino, «un’iniziativa», ricorda Raffaele Trivilino, presidente del Polo automotive, «che ha cambiato il volto di questa parte d'Abruzzo: 100 milioni di euro (200 miliardi, all’epoca) di investimenti, 350 progetti finanziati e 1.500 nuovi posti di lavoro. Con lo Sportello unico e l’Associazione dei Comuni ha fatto sì che nel territorio si consolidasse lo sviluppo partito 30 anni prima con la nascita della Honda, e poi della Sevel, che ha cambiato la mentalità della nostra regione, ovvero passare dalla subordinazione al protagonismo». Suo anche il merito del tratto di superstrada tra Quadri e Villa Santa Maria, realizzato con fondi della Finanziaria del 2000 grazie al suo attivismo. Ha contribuito a fondare e creare la storia di Iam-Polo Automotive, che ancora oggi rappresenta un settore vitale e il cuore pulsante dell’economia regionale. «Delle sue numerose intuizioni», scrive il deputato Luciano D'Alfonso, «va ricordata anche la pista ciclopedonale della Costa dei trabocchi. Ci mancheranno la sua inventiva e la caparbietà nel perseguire gli obiettivi».
LA VITA SOCIALEUn pallino il suo, un’ossessione per le nuove generazioni. Di Fonzo aveva plasmato il Rati, associazione che era acronimo per Rete abruzzese per il talento e l'innovazione, a immagine e somiglianza dell'idea che aveva per una società che si fondi sulla giustizia, sul talento, sul futuro, sulla ricerca. E il suo "drappello" di giovani, il suo piccolo grande esercito di menti brillanti, lo portava dappertutto in convegni, progetti, presentazioni, libri. E poi c'erano i bambini. Ha riempito le aule di quasi ogni istituto della provincia di corsi del suo progetto Abruzzo Coding per far sviluppare negli studenti il pensiero computazionale, alla base dell'informatica. «Siamo in dieci, cento, mille, tremila», contava orgoglioso. E sembrava di vederlo il suo taccuino immaginario di traguardi, pieno zeppo di sogni e di speranza.
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