Chieti, l'inaugurazione bluff del Polo cardiologico: dopo tre mesi è ancora chiuso
Inaugurato in pompa magna da D’Alfonso e Paolucci prima del voto ad aprile. Doveva essere aperto ma è chiuso
CHIETI. Si prova un particolare piacere a tornare sul luogo di un’inaugurazione ed avere la conferma che era tutto un bluff. Era solo un taglio del nastro elettorale. In perfetto stile democristiano. Come volevasi dimostrare. Per dirla alla Tomasi di Lampedusa: “Bisogna che tutto cambi perché non cambi niente”. Facciamo un salto indietro nel tempo. Era aprile scorso e Chieti era in piena campagna elettorale. Il gotha della politica abruzzese taglia il nastro del Polo cardiologico, un’opera da 32 milioni di euro. Sette piani d’ospedale la cui costruzione è cominciata la bellezza di dodici anni fa. Ma quel giorno di aprile (era il 27, non il primo!) Luciano D’Alfonso, Silvio Paolucci, Giovanni Legnini, Umberto Di Primio, oltre che primari e l’ex manager, Francesco Zavattaro, che si tenne a distanza perché aveva già pronte le valigie, si lanciarono in un panegirico della sanità pubblica che decollava grazie a questa Houston de noantri.
[[(Video) Chieti, il Polo cardiologico è ancora sbarrato]]
Il tempo per tagliare il nastro, fare il brindisi e annunciare che il polo avrebbe spalancato le sue porte a fine luglio, il 25, cioè ieri, e la festa preelettorale finì. Ma la promessa era stata ripetuta a maggio e a giugno sia dall’assessore Paolucci, sia dal direttore sanitario Pasquale Flacco, che fa le veci del dg andato via. Così ieri non restava che tornare al policlinico per vedere con i propri occhi il centro trapianti in funzione. Brulicante di chirurghi, infermieri, pazienti in lista d’attesa e parenti pieni di speranze. Ma la sorpresa è stata enorme nel vedere che invece è ancora tutto chiuso.
Come è possibile? Ti viene da chiedere mentre sposti il recinto che chiude il piazzale, o scruti nei vetri coperti da un dito di polvere per scoprire che, nell’ingresso laterale, con porte scorrevoli sbarrate da nastro per pacchi messo a mo’ di croce di Sant’Andrea (si usava per i passaggi a livello incustoditi) manca tutto. Anche il pavimento.
Anche l’ingresso principale, dove quel giorno era teso il nastro tricolore ed i politici sorridevano a 48 denti davanti ai flash, è chiuso con il nastro adesivo. E la polvere ricopre vetri e lamelle di alluminio anodizzato delle finestre. Scrutando tra queste ultime si possono vedere lunghi corridoi, la scritta “polo del cuore” e tubi antincendio srotolati per terra. Ma non c’è un’anima viva. Vi sembra incredibile?