Condivisione e preghiera: è la “Cena dei quattro calici”
CHIETI. Condivisione, degustazione e preghiera. È il tema della “Cena dei 4 calici”, organizzata al ristorante Villa Maiella di Guardiagrele dalla sezione di Chieti dell’accademia italiana della...
CHIETI. Condivisione, degustazione e preghiera. È il tema della “Cena dei 4 calici”, organizzata al ristorante Villa Maiella di Guardiagrele dalla sezione di Chieti dell’accademia italiana della cucina. «L’attesa valorizza il pasto, è una forma di speranza da applicare alla vita quotidiana: occorre riacquisire nella nostra vita la dimensione dell’attesa perché il continuo correre ha snaturato il nostro rapporto sia con il cibo, sia con la vita», le parole di monsignor Martino Signoretto, docente dell’istituto teologico “San Zeno” e vicario episcopale per la Cultura della diocesi di Verona, che ha chiuso così la serata, organizzata dall’Accademia italiana della cucina, guidata dal delegato e coordinatore territoriale Abruzzo, Nicola D’Auria. Esperienza di condivisione, prima che una cena: quattro calici abbinati ai piatti dello chef Arcangelo Tinari per riprodurre la scansione della Pasqua ebraica. Il primo calice, quello del Kiddush, ossia della santità, è stato il rosato “Lapis” della Cantina Dora Sarchese di Ortona, che ha accompagnato l’uovo marblè su cialda di pane bruciato. Il secondo, quello dell’Haggadà, il racconto, con il Trebbiano “Altare” di Marramiero di Rosciano,con farro mantecato, funghi e tartufo. Il terzo, quello della Berakà, la benedizione, con Montepulciano “Atteso” di Contesa di Collecorvino, servito con agnello su hummus di ceci. Il quarto, quello dell’Hillel, l’alleluia, con vino liquoroso “Pergò” di Dora Sarchese, accanto a fico bianco con crema rovesciata. (o.d.a.)