Danni dal maltempo e frane Ci vogliono cinque milioni
Il Comune va in Regione e presenta l’elenco di strade rotte e smottamenti Sotto osservazione le aree a rischio crollo come Torre Marino e Santa Giusta
LANCIANO. Richiesta di fondi in Regione e proteste da placare. Monitoraggi continui da fare e lavori da appaltare. Sono giorni frenetici in Comune dopo l’alluvione dei giorni scorsi che ha provocato frane, smottamenti, rotture di tubi dell’acqua e di strade in città e non solo. In Comune, infatti, da un lato si è chiusa la conta dei danni - un milione di euro- e si è proceduto con la richiesta di fondi in Regione. Dall’altro si continuano a controllare le aree a rischio come Torre Marino, San Biagio, Santa Giusta, Madonna del Carmine, Santa Maria dei Mesi. Di mezzo però l’amministrazione comunale deve fare i conti con la protesta delle contrade, messe in ginocchio dal maltempo, che accusano il Comune di averle abbandonate e di ricordarsi di loro solo in tempi di elezioni.
I danni. Un milione di euro: è questa la stima dei danni fatti dall’alluvione dei giorni scorsi in città. Soldi che si vanno ad aggiungere ai 4 milioni di cui Lanciano ha bisogno da anni per la messa in sicurezza di 9 “zone rosse” ad altissimo rischio idrogeologico e con smottamenti in corso. «Sono fondi ingenti», spiega l’assessore ai lavori pubblici, Antonio Di Naccio, che ieri ha incontrato assieme all’ingegnere Fausto Boccabella, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso per fare il punto sull’emergenza frane. Sia di quelle vecchie e sia di quelle nuove e per gli sgomberi effettui a Madonna del Carmine dove due famiglie hanno dovuto lasciare la propria casa e vivono ancora in albergo perché è stata colpita da una frana. «I 4 milioni li avevamo già richiesti a settembre scorso», riprende Di Naccio, «inserendo le schede con tutti i progetti fatti per la messa in sicurezza di 9 aree. Ieri li abbiamo presentati di nuovo specificando le aree: ossia Santa Giusta, via Agorai e piazza Garibaldi, la via per Orsogna con la strada che è a brandelli. Poi abbiamo aggiunto il milione di euro necessario per riparare i danni su strade, scarpate, dell’alluvione dei giorni scorsi. Per sistemare la città occorrono 5 milioni di euro. E al momento ci sono solo i 400mila euro concessi dalla Regione a dicembre e che useremo per San Biagio. Dobbiamo provvedere ad affidare i lavori entro il 1° giugno per prenderli». Richiesta fondi ma anche monitoraggi continui da parte del Comune. «Tra i monitoraggi c’è Torre Marino», aggiunge Boccabella, «dove non è mai esisto un fronte frane e ora ci sono smottamenti che hanno causato rotture sulla condotta di Castel Frentano (ieri ennesima rottura, la 4 in 4 giorni, con sospensione servizio sul versante Castelfrentano-Poggiofiorito-Villamagna, ndc). Monitoriamo Santa Giusta dove a una vecchia frana se n’è aggiunta una nuova. Fortunatamente non ci sono problemi alle abitazioni».
Le contrade. Danni alle strade non solo in città. Vie impraticabili, campagne devastate da pietre e fango, tre giorni con l’acqua e l’energia elettrica a singhiozzo e soprattutto scarsa attenzione del Comune, fanno alzare la protesta dei residenti delle contrade, in particolare di Serre, Villa Pasquini, Villa Elce. «Non riusciamo neanche a raggiungere le nostre terre per il fango che c’è ancora su quello che resta di strade comunali e provinciali a brandelli», dicono a Serre, «abbiamo i vigneti pieni di pietre, tralicci che dobbiamo rinforzare ma non riusciamo ad arrivarci. Paghiamo bollette salate per non avere servizi. Il Comune da anni non viene neanche a pulire le cunette, per questo terra e fango si sono riversati nelle campagne. Poi la strade che da Serre va a Villa Pasquini è impraticabile: serve il fuoristrada o il trattore per passarvi. Ma il Comune la ignora». «L’amministrazione ci ha usato come bacino di voti per poi dimenticarci», attaccano da Villa Elce. «Sono due anni che il Comune non pulisce le cunette», dice L.M., di Villa Elce, «le strade sono a brandelli e pensano a rifare il Corso? Non siamo cittadini di serie B. Paghiamo tasse su tasse e non abbiamo servizi. C’è un lampione rotto da più di un anno. L’ho rimesso in sesto ma il Comune non è in grado di venire a rimettere la lampadina. Abbiamo strade devastate e non si è visto né un cantoniere né un amministratore».
Teresa Di Rocco