False comunicazioni sociali Sei indagati alla Sasi
Il pm Dicuonzo vuole il processo per i membri di due consigli di amministrazione «Omesse informazioni sulla situazione economica e finanziaria della società»
LANCIANO. I componenti di due ex consigli di amministrazione (Cda) della Sasi, la società del servizio idrico integrato, sono indagati dalla Procura di Lanciano. In sei, infatti, hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia. Ci sono i bilanci 2009 e 2010 al centro delle indagini chiuse dal pubblico ministero Ruggiero Dicuonzo e che lo hanno portato a chiedere il rinvio a giudizio per la triade in carica dal novembre 2010 alla settimana scorsa, ossia Domenico Scutti, riconfermato presidente, Vincenzo Palmerio e Giuseppe Di Vito, ex consiglieri, e per quella in carica dal 2006 al novembre 2010 con Gaetano Pedullà presidente, Camillo La Barba e Giuseppe Masciulli consiglieri. Per la Procura i sei «con l’intento di ingannare il pubblico per conseguire un ingiusto profitto, nei libri e registri societari avrebbero omesso informazioni, la cui comunicazione è imposta dalla legge, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, in modo da indurre in errore i creditori destinatari sulla predetta situazione e cagionando loro un danno patrimoniale». Praticamente, sempre per l’ accusa, non avrebbero inserito nei bilanci voci che avrebbero cambiato i consuntivi votati.
In particolare le false comunicazioni sociali contestate a Scutti, Palmerio e Di Vito, riguardano il bilancio 2010, approvato nel luglio 2011, per non aver inserito nel fondo rischi circa 10 milioni. Le false comunicazioni riguardano «l’incremento tariffario, ossia della bolletta, per l’adeguamento Istat per gli anni 2008-2010 deliberato nel 2008 in modo illegittimo, perché di competenza dell’assemblea dell’Ato e per non aver messo nel bilancio 2010 un fondo rischi della parte di incremento tariffario pari a 2.424.000 euro. Avrebbero omesso anche la svalutazione di crediti verso l’utenza perché non più esigibili per 2.821.000 euro». Altro nodo è la questione Acea: gli ex amministratori Sasi non avrebbero inserito in bilancio un fondo rischi di 9 milioni, importo che per il tribunale, in primo grado, la Sasi doveva versare all’Acea, accantonando solo 3.528.000 euro. In tutto circa 10 milioni che, sempre per la Procura, «avrebbero alterato la situazione economica e patrimoniale della società determinando una variazione del risultato di esercizio».
Per Pedullà, La Barba e Masciulli i problemi ci sono nel bilancio 2009, votato nell’ottobre 2010, per 563mila euro. Per la Procura i tre avrebbero «impropriamente annotato al conto “fatture da ricevere” degli anni 2010-11 le fatture dell’Aca per forniture idriche effettuate nel 2009-10, pari a 563.332euro». Anche questa cifra avrebbe alterato il bilancio se inserita. Richiesta l’archiviazione per il collegio sindacale della Sasi.
Teresa Di Rocco
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