Forte: fede e ragione possono incontrarsi
L’arcivescovo ai giovani: uscite dalla solitudine. Rammarico per il dialogo impossibile con l’Islam
VASTO. «Credo che una fede che sia degna di questo nome non può sottrarsi alla fatica del pensare e la ragione, a sua volta, non può non lasciarsi coinvolgere». Con questa premessa, monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, apre l’incontro su ragione e fede con i giovani al Rossetti. Lo fa incalzato dalle domande di Mauro Tedeschini, direttore del Centro, che più volte prende spunto da papa Francesco, e da quelle di monsignor Mario Pagan.
“Padre Bruno” spazia da Shakespeare a Dante, da Sant’Agostino a Tommaso D’Aquino, richiama l’attenzione dei giovani, usa termini forti, parla di “canne” e donne di facili costumi citando don Milani e, con rammarico, afferma che almeno per il momento ogni dialogo con l’Islam sembra lontano. Arriva alla conclusione che per salvarsi bisogna uscire dalla propria solitudine e che questa è forse la più grande scommessa della Chiesa contemporanea.
«Fede e ragione non sono inconciliabili. L’aut aut radicale esiste, ma c’è chi nella storia del pensiero dell’Occidente ha trovato l’et et, primo fra tutti Sant’Agostino come pure Tommaso D’Aquino, con il suo pensiero di una laicità moderna incredibile», dice l’arcivescovo della diocesi di Chieti-vasto.
Il Don Chisciotte di Cervantes, l’Amleto di Shakespeare e la Divina commedia di Dante fanno da scenario alla conversazione. «Nel Don Chisciotte, la drammaticità della vita emerge, l'Hidalgo e il suo inseguire i mulini a vento che girano a vuoto è una metafora della vita, del nulla che trionfa sul tutto ma che ti spinge, in quanto tragedia del niente, a continuare nella lotta per imparare a credere» spiega Forte. «Se invece la ragione ti conduce sulle soglie del mistero, ti porta a interrogarti, indagare, il modello è Shakespeare con il suo fatidico interrogativo dell’essere o non essere. Tutto l’Amleto è una storia di inquietudine, di ricerca. La ragione coerentemente esercitata, pone delle domande che anche la fede si pone», aggiunge.
«Diverso il discorso in Dante che fa incontrare fede e ragione. La Divina commedia», prosegue, «è la metafora oscura della nostra esistenza. È straordinario come il poeta non porti alla ragione subito ma attraverso il percorso nei tre regni. Nell’Inferno e nel Purgatorio regna l'aut aut, solo nel Paradiso dominerà l’et et«, dice Forte. «Ragione e fede sono due ali con le quali si innalza lo spirito. Hanno bisogno l’una dell’altra. Perché si incontrino devono essere, però, agoniche, pensanti, cercatrici. È necessario che siano aperte, dialogiche e sappiano ascoltarsi e soprattutto devono essere entrambe umili», prosegue l’arcivescovo.
Simona Andreassi
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