Histonium, trasferiti gli atti

A Lecco il processo su attentati ed estorsioni in città.

VASTO. Riparte da zero l’iter processuale per 25 indagati delle operazioni Histonium 1 e Histonium 2. Il Gup Anna Rosa Capuozzo ha sentenziato l’incompetenza territoriale disponendo il trasferimento degli atti processuali a Lecco, città in cui la presunta organizzazione malavitosa avrebbe commesso il reato più grave.
Una sentenza che accoglie sia le richieste del pm Irene Scordamaglia che quelle degli oltre venti legali che ieri mattina affollavano l’aula del tribunale. Torna dunque in Procura il voluminoso dossier sulla presunta cupola accusata di associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, incendi, rapine, porto abusivo e detenzione di armi che avrebbe fatto capo a Michele Pasqualone, 65 anni, pregiudicato calabrese da anni emigrato nel Vastese.

Il giudice Capuozzo ha rimesso gli atti al procuratore capo Francesco Prete che a sua volta trasmetterà il fascicolo alla Procura di Lecco, con buona pace del legale di Pasqualone, l’avvocato Angela Pennetta e dei difensori dei principali indagati, gli avvocati Giovanni Cerella, Leda Arditelli, Pierpaolo Andreoni, Arnaldo Tascione, Marisa Berarducci, Alessandra Cappa, Alessandro Orlando, Raffaele Giacomucci e Fiorenzo Cieri. Saranno i giudici lombardi a decidere se rinviare a giudizio o meno gli indagati. Un passaggio che rimanda di almeno un anno la sentenza e allunga i tempi di una vicenda inquietante, con una appendice abruzzese iniziata nel febbraio 2006 con i primi attentati compiuti a Vasto. Il 4 aprile 2007 scattò l’operazione Histonium 1.

Michele Pasqualone il figlio Domenico, 44,, residente a Sondalo (Sondrio) ed altri sette collaboratori, finirono in carcere con l’accusa di detenzione di armi, espolosivi e rapine.
Dalle oltre 500 pagine dell’infomativa emerse uno spaccato decisamente preoccupante: secondo la magistratura vastese il clan era pronto a minacciare anche imprenditori del Nord. La Procura sequestrò anche un agenda piena di appunti. Forse è stato proprio grazie a quegli appunti che l’8 giugno 2008 scattò l’operazione Histonium 2. Questa volta le manette furono 17. Ancora una volta la Procura ipotizzò reati gravissimi.

Il sostituto procuratore Anna Rita Mantini, che condusse le indagini con la collega Irene Scordamaglia, usò un linguaggio inusualmente esplicito per indicare un pericolo grave che incombeva sulla città: «E’ stata individuata una consorteria criminale, un cancro che stava aggredendo il Vastese, ma era pronto ad estendersi ad altre regioni. Un vero e proprio sistema economico alimentato dal crimine», disse il magistrato nel corso di una conferenza stampa.

L’inchiesta ebbe anche un’appendice urbanistica. In un anno il dossier si è arricchito di nuovi capitoli e nuovi indagati. Ma il reato più grave venne commesso a Lecco: rapina a mano armata. E per questo l’inchiesta passa di mano.