I lavoratori Cotir da sette mesi senza stipendio
Proclamato lo stato di agitazione dei 40 dipendenti I sindacati: sono in servizio, devono essere pagati
VASTO. Il Cotir è nella bufera. I rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di proclamare da martedì 13 novembre l’assemblea permanente dei dipendenti. I 40 lavoratori del centro ricerche da sette mesi non percepiscono lo stipendio. «L’assenza di risposte ufficiali alle richieste avanzate il 31 ottobre scorso al presidente Alberto Amoroso e all’assessore regionale all’agricoltura, Mauro Febbo, unita allo stato d’incertezza del futuro dell’ente, spingono le organizzazioni sindacali ad avviare le annunciate azioni di protesta», fa sapere Ada Pina Sininberghi, segretaria provinciale del Flai Cgil al termine dell’assembela sindacale che si è tenuta venerdì e alla quale hanno partecipato Simona Velletri (Rsa-Cgil), Elvio Di Paolo e Cristian Di Gianberardino ( Rsa di Cisl e Uil), Feliciantonio Maurizi e Moreno D’Anastasio, segretari provinciali Cisl e Uil.
Il futuro del Cotir e della ricerca, a detta dei sindacati, sono a rischio. «La qualità del lavoro non può prescindere dalla serenità economica delle famiglie: la certezza dello stipendio, di una casa e di un pasto per i propri figli sono essenziali. Da anni con dignità e professionalità i lavoratori affrontano la crisi che periodicamente e costantemente si ripresenta.Eppure la gestione non sana non è sicuramente imputabile ai lavoratori», rimarcano i sindacati.
Dal ’96 il Cotir come tutti i centri ricerca realizzati con il contributo dello Stato, della Regione e della Comunità europea, è indicato come istituto preferenziale di ricerca e sperimentazione. Da 16 anni è operativa una convenzione stipulata con l’assessorato all’agricoltura che prevede per il Cotir l’obbligo di redigere e realizzare programmi annuali di ricerca. L’assessorato all’agricoltura, da parte sua, si impegna a corrispondere i finanziamenti per la loro realizzazione.
«Il Cotir ha sempre fatto il proprio dovere presentando i programmi di ricerca che regolarmente sono stati avallati dalla Regione che ne ha condiviso gli ottimi risultati. I lavoratori chiedono quindi la corresponsione immediata delle mensilità arretrate, l’applicazione delle leggi regionali che regolamentano i rapporti con i centri di ricerca, il rispetto degli impegni presi nella convenzione del 1996, il coinvolgimento nei procedimenti sul futuro dell’ente».
I sindacati lanciarono un primo Sos il 30 settembre 2010. Dal 2011 è cominciata la cassa integrazione in deroga in attesa che la Regione trovasse soluzioni. «Così non è stato. La Regione è ferma e i lavoratori non riescono più a garantire neppure il necessario alle famiglie», protestano i sindacati.
Paola Calvano
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