CHIETI

Il 18 ottobre si fermano Stellantis e l'auto

Sciopero unitario Fim, Fiom e Uilm con manifestazione a Roma. Soddisfatto il segretario generale Michele De Palma, la risposta dell'azienda. Si ferma anche la Magneti Marelli di Sulmona

ATESSA. I lavoratori di Stellantis e di tutto il settore automotive scioperano venerdì 18 ottobre. Lo hanno deciso Fim, Fiom e Uilm, che organizzeranno una manifestazione nazionale a Roma. Nel 2023 - secondo i dati sindacali - Stellantis ha prodotto in Italia 751mila veicoli, di cui 521 mila auto e 230mila veicoli commerciali. Negli ultimi 17 anni (2007-2024) la produzione di auto in Italia di Fiat (poi Fca e Stellantis) si è ridotta di quasi il 70% da 911.000 alle 300.000 stimate quest'anno se continuerà l'attuale trend. Delle 505 mila auto vendute in Italia meno della metà è stata prodotta nel nostro Paese (225mila).

leggi anche: Sindacati preparano lo sciopero di Stellantis e dell'auto Secondo i dati Fim, la produzione è andata giù del 25,2% nel primo semestre. Sono in rosso tutti gli stabilimenti, tranne Pomigliano e Atessa, dove comunque rallenta la crescita

Fra i nodi da sciogliere per Stellantis c'è anche quello della successione di Carlos Tavares, uno degli artefici della fusione fra Fca e Psa. Il suo contratto scade agli inizi del 2026 e la procedura - spiega l'agenzia Bloomberg - rientra nella regolare pianificazione per la successione. Lo stesso Tavares sarà incluso nella ricerca. L'amministratore delegato - osserva Bloomberg - è sotto pressione per la deludente performance sul mercato nordamericano, dove le vendite d'auto sono rallentate e diversi manager hanno lasciato la società. Stellantis spiega che «è normale» per il board iniziare a guardare ai piani di successione, «senza che questo influisca sulle future discussioni» in quanto c'è la possibilità che Tavares resti più a lungo.

Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, parla di “un fatto già di per sé storico, motivato dalla necessità di un intervento dell’Unione Europea, del Governo italiano e delle imprese a partire da Stellantis, viste le scelte fallimentari di Roma, di Bruxelles e delle multinazionali. E’ il momento dell’unione, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, scioperiamo per difendere il lavoro e il nostro futuro. L’Europa, il Governo e Stellantis devono dare risposte. A Bruxelles e a Roma chiediamo un pacchetto straordinario di risorse per sostenere la transizione del settore attaverso investimenti in ricerca, sviluppo, progettazione, ammortizzatori sociali, formazione, riduzione dell’orario di lavoro, batterie e infrastrutture di ricarica. Questi investimenti pubblici devono vedere la partecipazione dei privati e dovranno essere concessi esclusivamente alle aziende che garantiscono l’occupazione e il futuro degli stabilimenti. Questa è la politica industriale che chiediamo a Bruxelles e a Roma. Dobbiamo impedire che gli errori delle multinazionali e le speculazioni finanziarie siano scaricati sui lavoratori in termini di occupazione, salario e diritti. La strada verso la transizione ecologica deve essere fatta con i lavoratori senza impossibili retromarce, perché in crisi non sono solo le auto elettriche ma tutti i tipi di propulsione. Lavoro per tutti a emissioni zero”.

«Stellantis conferma volontà e impegno nel trovare soluzioni condivise per affrontare le sfide che riguardano il settore automotive, prima fra tutte quella della transizione energetica, che non è più rinviabile e necessita misure ingenti e urgenti per essere portata a compimento». Lo afferma l'azienda dopo l'annuncio dello sciopero dell'automotive. «Accogliamo con favore l'indicazione del ministro Urso - spiega Stellantis - di un fondo europeo per sostenere la transizione, identificando nell'accessibilità dei modelli elettrici il principale freno al decollo di questo mercato. Infatti, la produzione di modelli dipende dalla domanda dei clienti, per i quali l'accessibilità è il primo criterio di acquisto: per avere prodotti accessibili è necessario ridurre i costi di produzione, a partire dall'energia. Senza dimenticare la necessità di una spinta culturale forte, senza tentennamenti. Siamo fiduciosi che la stretta collaborazione con le organizzazioni sindacali e con il governo italiano ci permetterà di trovare soluzioni efficaci e sostenibili per il nostro futuro comune, trasformando questa crisi in opportunità per fare dell'Italia il Paese guida della transizione».

Anche i 462 dipendenti dello stabilimento Magneti Marelli di Sulmona, di cui 40 impiegati e il resto operai, incroceranno le braccia il prossimo 18 ottobre, per difendere il settore dell'automotive. Dalla fabbrica peligna si stanno già organizzando dei bus per raggiungere la capitale. «Sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della UE, mirate politiche industriali da parte del governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica»- insorgono Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm che, nei prossimi giorni, terranno le assemblee con i lavoratori all'interno dello stabilimento, in vista dello sciopero. Gli operai della Magneti Marelli lavorano con il contratto di solidarietà, siglato nelle scorse settimane, che prevede la riduzione del 45 per cento delle attività con il mantenimento del bagaglio contributivo. A causa dei rallentamenti produttivi dell'ex Sevel di Atessa, dallo scorso 26 agosto sono stati sospesi i turni di notte.

@RIPRODUZIONE RISERVATA