Il giudice annulla la cartella da due milioni
Accolto il ricorso di un imprenditore vastese: Equitalia voleva Irpef arretrata e interessi
VASTO. Quando il suo avvocato gli ha comunicato la sentenza della commissione tributaria, M.L. ha avuto quasi un mancamento per la gioia. Per mesi ha temuto di dover versare due milioni di euro ad Equitalia.
La società di riscossione pretendeva da lui il pagamento con gli interessi di 1.200.000 euro di Irpef non versata dalla società a responsabilità limitata di cui il professionista fino a qualche tempo fa era stato legale rappresentante.
L’avvocato Arnaldo Tascione basandosi su un recente pronunciamento della Cassazione, ha contestato il credito vantato da Equitalia al suo cliente e il presidente della commissione tributaria, il giudice Tullio Moffa, gli ha dato ragione. «Non si può pretendere che il privato soddisfi un credito vantato dallo Stato nei confronti di una società», afferma l’avvocato Tascione.
Tutto è cominciato con la richiesta di Equitalia del versamento di 1.200.000 mila euro di Irpef dalla srl di cui M.L. era legale rappresentante. L’imposta non era stata pagata perché la società era stata messa in liquidazione. Equitalia non potendosi rivalere sulla società ha deciso di pretendere il pagamento dal legale rappresentante. «Il mio cliente si è visto presentare una richiesta di pagamento di 2milioni di euro: 1.200.000 dell’Irpef non versata dalla srl più gli interessi. Ha rischiato l’infarto», racconta l’avvocato Tascione.
Qualora non fosse stato in grado di assolvere il debito, i suoi beni sarebbero stati pignorati fino al raggiungimento del credito preteso dallo Stato. Dopo un comprensibile momento di smarrimento, M.L. si è rivolto al suo avvocato di fiducia. Tascione rifacendosi ad una sentenza emessa dalla Corte di cassazione ha contestato la pretesa di pagamento di Equitalia.
«Il pronunciamento della Cassazione non lascia dubbi», afferma il legale, «la responsabilità del debito di imposta di una società non può essere estesa al singolo o al legale rappresentante».
Le argomentazioni sono state illustrate alla commissione tributaria chiamata a pronunciarsi sulla delicata vicenda. Il presidente Moffa ha dato ragione a M.L..
Equitalia non può pretendere da lui i 2 milioni di Irpef che avrebbe dovuto pagare la società a responsabilità limitata posta in liquidazione. Per M.L. è la fine di un incubo.
L’uomo ha sofferto tantissimo. La sentenza emessa dai giudici della commissione tributaria apre un importante filone. Sono moltissimi i casi simili a quello di M.L.
«In tutta Italia ci sono situazioni analoghe risolte grazie alla Cassazione», rimarca l’avvocato Tascione. (p.c.)
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