Chieti

La maxi frode dei finti incidenti: viaggi, crociere e auto di lusso con i soldi dei raggiri. In 4 ora vogliono patteggiare

28 Aprile 2025

L’inchiesta di polizia e guardia di finanza. Il pm dà il consenso alle richieste, la decisione del giudice nell’udienza in programma il 2 maggio. Tra gli indagati ci sono pure medici

CHIETI. In quattro chiedono di patteggiare nella maxi inchiesta della procura di Chieti sui finti incidenti stradali con oltre 130 indagati. Tra coloro che hanno scelto la strada dell’«applicazione della pena su richiesta delle parti» c’è l’avvocato Alfonso Zinni, ritenuto il «capo e promotore» dell’associazione per delinquere – attiva da gennaio 2017 a luglio 2024 tra Chieti, Ortona e Pescara – «finalizzata alla commissione di frodi assicurative, sostituzione di persona, delitti di falso e furto aggravato, conseguendo ingenti e ingiusti profitti e coinvolgendo, di volta in volta, singoli soggetti compiacenti per inscenare i falsi sinistri». Zinni (difeso dall’avvocato Italo Colaneri) spera di chiudere questa vicenda giudiziaria, che l’estate scorsa lo aveva portato agli arresti domiciliari, con 4 anni e 2 mesi di reclusione. 

LE ALTRE RICHIESTE Vogliono patteggiare 2 anni, invece, altri due legali, Massimiliano Ceddia (assistito dagli avvocati Emiliano Palucci e Massimo Finizio) e Fabrizio Masciangelo (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Girolamo). Secondo le indagini della polizia di Stato e della guardia di finanza, entrambi erano «collaboratori operativi e partecipi alla struttura organizzativa dell’associazione per delinquere, con il compito di curare pratiche assicurative interponendo la loro persona a quella di Zinni al fine di scongiurare la ripetitività, nei vari sinistri, della medesima figura professionale». Tre anni e quattro mesi è invece la richiesta di patteggiamento di Ettorino Di Croce (assistito dall’avvocato Carlo Flacco) che, all’epoca dei fatti, in servizio come ausiliario socio-sanitario al pronto soccorso dell’ospedale di Ortona, sottraeva «certificati medici genuini rilasciati in favore di terzi per la successiva falsificazione». 

FISSATA L’UDIENZA Il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha dato il proprio consenso ai quattro patteggiamenti. Ora la palla passa al giudice Andrea Di Berardino, che deciderà se accogliere le richieste nel corso dell’udienza in programma il prossimo 2 maggio. 

IL MECCANISMO Nei confronti degli altri indagati si avvicina la richiesta di rinvio a giudizio. In particolare, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a ulteriori 13 persone è stata contestata l’associazione per delinquere. A inguaiarli ci sono mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e accertamenti bancari da parte degli investigatori della squadra mobile di Chieti e delle fiamme gialle del nucleo di polizia economico-finanziaria. La banda capeggiata da avvocati e medici, secondo le contestazioni, non si faceva scrupoli a ingaggiare indigenti pronti a trasformarsi in «attori» e a sopportare persino bastonate alle articolazioni per procurare fratture reali e mettere a segno i raggiri. 

«DANNI ALLA COLLETTIVITÀ» Le gravi ricadute economiche, si legge sulle carte dell’inchiesta, non sono solo in danno delle compagnie assicuratrici «bensì dell’intera collettività, esposta a significativi incrementi dei premi assicurativi, onde ristabilire l’equilibrio economico delle compagnie vittime delle frodi». Senza considerare «le ancora più gravi ricadute in termini di credibilità e affidabilità dei professionisti coinvolti, anche iscritti ad albi, e delle corporazioni ai quali essi appartengono».

PAURA DEL TROJAN Gli indagati avevano paura del «trojan», il captatore informatico che trasforma un cellulare in un microfono spia h24: i componenti della banda parlavano spesso all’aperto e, soprattutto, tenendo a distanza gli smartphone. 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

-------------------------------------------------------------------------

                             I RETROSCENA

Dai viaggi all’estero in scenari paradisiaci alle scommesse nei casinò, da una crociera nel Mediterraneo a un appartamento comprato a due passi dal mare, passando per le auto di lusso. Così venivano usati i soldi ottenuti con l’inganno dalla banda di insospettabili, come scoperto da polizia e guardia di finanza. È emerso, tanto per fare un esempio, che 1.957 euro relativi a un risarcimento per un sinistro mai avvenuto sono serviti per pagare parzialmente una crociera nel Mediterraneo della durata di otto giorni al principale indagato, l’avvocato Alfonso Zinni, e alla sua famiglia. Il legale, sempre in compagnia dei suoi parenti, si è concesso anche una vacanza a Zanzibar, grazie a un indennizzo per il solito falso schianto architettato con i complici. Fiumi di denaro procacciati a ritmo di frodi sono stati usati per giocare d’azzardo nei casinò più grandi e famosi d’Europa, da quello di Zurigo al Perla di Nova Gorica. Zinni si è potuto togliere lo sfizio di viaggiare su un’Audi Q7 presa in «locazione finanziaria» da un autosalone. A pagarne una parte, ovvero 17.620 euro, è una donna che ha ricevuto un risarcimento dopo aver accettato il ruolo di «attrice» in un finto investimento. (g.let.) 

©RIPRODUZIONE RISERVATA