28 aprile

Oggi, ma nel 1945, a Giulino, frazione di Mezzegra, futuro municipio del Comune di Tremezzina, in provincia di Como, davanti al muretto d’ingresso adiacente il cancello di villa Belmonte, Walter Audisio, comandante Valerio, verosimilmente, giustiziava Benito Mussolini che era in fuga verso la Svizzera insieme all’amante Claretta Petacci, che veniva anche lei passata per le armi, su decisione del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Almeno stando al comunicato del giorno successivo, 29 aprile. L’ex Duce aveva 62 anni e la figlia di Francesco Saverio, medico dei sacri palazzi apostolici, ne aveva compiuti 33.
L’arresto del figlio del fabbro di Predappio era stato effettuato a Dongo, il giorno precedente, ossia 27 aprile, col fermo di uno dei camion Opel Blitz della colonna tedesca, operato dai partigiani del distaccamento “Puecher” della 52ª brigata Garibaldi “Luigi Clerici”, comandata da Pier Luigi Bellini Delle Stelle, nome di battaglia “Pedro”. Era avvenuto su mandato del commissario politico Michele Moretti detto “Pietro Gatti”. “M”, con al seguito il supposto tesoro, del quale verrà detto e spesso favoleggiato per decenni, era nel gruppo che includeva anche il fratello della Petacci, Marcello, la presunta figlia naturale di Mussolini, Elena Curti, i fedelissimi del dittatore in disarmo Pietro Carradori, l'attendente e addetto alla sicurezza personale, e Alessandro Pavolini, segretario del Partito fascista repubblicano.
L’episodio della soppressione (nella foto, particolare, la foto commemorativa delle due vittime che sarà posta nel luogo nel quale la storiografia ufficiale collocherà la sparatoria) dell’ex presidente del Consiglio dei ministri del regno d’Italia rimarrà controverso e connotato da mistero. Con svariate versioni che saranno fornite sull’accaduto, come quella sui possibili accordi segreti tra Mussolini e il primo ministro inglese Winston Churchill per garantire al fuggitivo un’altra opzione di salvezza. Fiumi d’inchiostro verranno versati su ogni aspetto dell’episodio, inclusa l’esposizione dei cadaveri appesi a testa in giù alla pompa di benzina del milanese Piazzale Loreto. O sull’impiego del mitra francese Mas38 di Moretti, che finirà nel museo storico nazionale di Tirana, in Albania.