La Sasi e gli acquedotti «Progetti per 50 milioni»
Il consigliere uscente De Vito: «La società ha avviato il recupero delle morosità ma bisogna gestire meglio distribuzione del servizio idrico nel Chietino»
LANCIANO. Bilancio certificato, recupero della morosità avviata, investimenti triplicati in tre anni, progetti per depurazione e acquedotti pronti per 50 milioni di euro e una pianta organica da approvare. È l’eredità che, secondo il consigliere del Cda della Sasi, Giuseppe De Vito, gli amministratori della società del servizio idrico integrato - completata dal presidente Domenico Scutti e dal consigliere Vincenzo Palmerio, - lasceranno al nuovo Cda se sarà eletto visto che quella del 7 ottobre sarà la terza assemblea dei sindaci chiamata a nominare i nuovi dirigenti.
Un’assemblea in cui si chiarirà la questione dei compensi, se devono essere o meno percepiti dai consiglieri, e sui nomi. Già, perché sulla conferma di Scutti non c’è unanimità nel centrosinistra. Nel centrodestra il nome di Patrizio D’Ercole come consigliere, ha fatto storcere il muso a quei sindaci, anche di centrodestra, che per anni hanno contestato la sua gestione dell’Isi, la società proprietaria delle reti idriche, essendo rimasto in carica per altri tre anni dopo la scadenza del mandato. C’è poi l’Udc, outsider che tre anni fa ha piazzato un suo componente: Palmerio.
«Io sono un tecnico, non un politico», precisa subito l’ingegnere De Vito, «e credo che le nomine debbano seguire un metodo di scelta ben preciso. Bisogna scegliere persone che hanno esperienza, hanno amministrato società, siano residenti nel territorio, che sono pronte a lavorare gratuitamente e che non devono avere conflitti di interesse».
Un punto, quest’ultimo, non rispettato dall’attuale Cda visto che i carabinieri della polizia giudiziaria della Procura hanno acquisito documenti alla Sasi relativi ad alcuni appalti, sulla base di due esposti, uno dell’associazione dei consumatori Codici e uno di un privato cittadino che chiedevano alla magistratura di fare chiarezza sugli incarichi assegnati, in particolare dal presidente Scutti.
«Non sapevo delle indagini», dice De Vito. Il consigliere, poi, elenca tutto ciò che il vecchio Cda lascerebbe al nuovo. «È una società che ha un bilancio certificato, che sta recuperando la morosità sulla base del principio di non colpire chi è in stato di bisogno ma chi abitualmente non paga. Per quanto riguarda gli investimenti, lasciamo progetti che potrebbero attingere per 50 milioni di euro dai fondi Fas, e speriamo che la regione ne finanzi almeno 15 milioni necessari per depurazione e acquedotti».
Il Cda lascia però un problema irrisolto: la definizione della pianta organica, problema non di poco conto visto che interessa 90 dipendenti e peserebbe per circa 350mila euro ogni anno sui costi della società. «Volevamo dotare la Sasi di uno strumento, l’organigramma, che serve per allocare al meglio le risorse», dice De Vito, «mettere le persone giuste al posto giusto, evitare contenziosi legali da parte di chi magari svolge mansioni superiori a quelle da contratto, ma abbiamo desistito perché c’è molta conflittualità interna e perché manca una corretta gestione del personale, attualmente coordinata da Scutti».
Altra patata bollente è l’acqua che scarseggia nel Vastese e a Guardiagrele. «Bisogna gestire meglio la distribuzione del servizio», evidenzia De Vito, «ci sono però progetti per migliorarlo, come ad esempio il nuovo sistema di pompaggio da Monteodorisio a Vasto da 1.800.000 euro».
Teresa Di Rocco
©RIPRODUZIONE RISERVATA