LA DISPUTA
«La ventricina nata a Vasto? È un affronto»
Il presidente dell’Accademia dell’insaccato replica all'Accademia della cucina: piuttosto lavorate per il brodetto
VASTO. «Vasto patria della ventricina? Un affronto ai contadini e agli artigiani dell’interno che nel corso degli ultimi 160 anni hanno costruito, nel vero senso della parola, questo straordinario salume». Si infervora Luigi Di Lello, fondatore e presidente dell’Accademia della ventricina, di fronte alla tesi, rilanciata da Filippo Pietrocola dell’Accademia della cucina, che colloca le origini del gustoso insaccato nella città di Vasto. Una antica disputa che si è riaccesa in occasione della cerimonia di passaggio della campana tra Pietrocola e il commercialista Adri Cesaroni.
«Siamo sbigottiti», attacca Di Lello, «già due anni fa nel corso di un convegno contestammo punto per punto le tesi sballate e solamente deduttive che portavano a Vasto la primogenitura della ventricina. Mi fa specie che una città di mare e di cultura gastronomica marinaresca, patria del brodetto si voglia accaparrare e mettere il cappello sul nostro salume, invece di lavorare per creare un disciplinare e fare promozione quindi al brodetto per portarlo ad un livello tale che si identifichi il brand. A nessuno risulta che i salumi nascono in riva al mare», chiosa.
Ma veniamo alla parte storico-scientifica. «Parlo a ragion veduta con documenti storici certi e probanti», riprende Di Lello, «in occasione della richiesta della Dop al ministero, incaricammo i ricercatori per accertare e censire la relazione tra la ventricina e il suo territorio. Le conclusioni furono che la nascita del salume non è riconducibile ad un singolo soggetto, una famiglia oppure un comune che lo ha inventato. La ventricina è frutto del Genius Loci, il genio del luogo che altro non è che una serie di operazioni che gli uomini compiono in un territorio, scambiandosi informazioni e verificando risultati. La ventricina come la vediamo oggi, di colore rosso per via del peperone, è recente, poco prima dell’unità d’Italia. Alla metà del secolo scorso», sottolinea Di Lello, «una ricercatrice dell’Enea, Paola Picchi, ha redatto il primo Atlante dei prodotti tipici italiani: ebbene i comuni descritti nell’Atlante erano tutti del Medio e Alto Vastese e tra i comuni eletti menzionava Guilmi, Carpineto Sinello e Palmoli. Concludo con una mia deduzione, e tale rimane. Mi sono chiesto perché la ventricina non si fa in nessun’altra parte al mondo e solo nei 26 comuni del Vastese e in cinque del Molise? Ancora una volta c’entra il peperone. Accertato che viene dalla Spagna, ed a Vasto abbiamo i d’Avalos, antica famiglia di origine spagnola e che questi avevano vasti possedimenti agrari con centinaia e centinaia di mezzadri sulle loro terre, deduco che è molto facile che il peperone da queste parti l’abbiano portato loro e che questi mezzadri una volta scoperto il valore della polvere del peperone l’abbiano impiegato anche sulla carne suina».
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