Lavoratori Sixty: lottare oltre i sindacati

L’esasperazione dei dipendenti del gruppo moda. La Rsu: davanti abbiamo un muro d’acciaio, da soli non possiamo farcela

CHIETI. La tutela dei sindacati non è abbastanza. Nei volti preoccupati ma mai rassegnati dei dipendenti delle aziende in crisi, c’è la voglia di fare qualcosa di più per tutelare il posto di lavoro, ed in subordine per l’ottenimento degli ammortizzatori sociali. Nel frattempo, per quanto riguarda la situazione dell’azienda Sixty, sembra che il giudice delegato abbia deciso in merito al possibile anticipo della cassa integrazione da parte dell’azienda, ed anche relativamente al trattamento di fine rapporto. I dettagli della questione verranno resi noti oggi, quando le parti si incontreranno nuovamente.

Ai lavoratori, però, la battaglia sindacale non basta. Molti di loro non hanno un reddito, non si vedono garantiti né dall’azienda, né da nessun altro, soprattutto quando fanno i conti con una quotidianità piena di interrogativi e di nodi da sciogliere. Per questo motivo è nato un coordinamento spontaneo di persone, che raggruppa più realtà del territorio.

Ad un incontro che si è tenuto ieri al polo tecnico della Provincia sono stati invitati tutti lavoratori precari delle aziende in crisi. La Sixty, la ex Burgo, la Italcables di Rosciano. In tutto i convocati erano circa 500; sono quelli che fanno i conti con l’interrogativo degli ammortizzatori sociali, perché il loro posto di lavoro è incerto. L’invito, però, non è stato recepito appieno, e così al polo tecnico si sono presentati alla spicciolata una trentina di dipendenti di aziende, prevalentemente lavoratori Sixty.

«Vogliamo unire le lotte», hanno detto gli esponenti del coordinamento dei lavoratori,un organismo che si definisce apolitico, che vuole unire le coscienze prima ancora che le azioni».

In altre parole, fatta salva la necessità della continuazione delle singole vertenze aziendali, il gruppo ritiene necessario connettere tutte le forze. «Lottando individualmente non andiamo da nessuna parte», ha detto Francesco Di Nardo, «è bene innanzitutto che i dipendenti che vivono realtà simili si conoscano. Dopodiché, inizieremo la nostra battaglia, superando anche quella sindacale. Tratteremo con i datori di lavoro, ma alla pari».

Secondo il coordinamento appena costituito, unendo le forze di chi si trova a vivere la stessa condizione è possibile strappare risultati altrimenti impensabili. «È importante creare un luogo di discussione libero e paritario», ha proseguito Di Nardo, «attraverso un terreno non mediato da partiti, da organizzazioni sindacali. La prima cosa da fare è fa acquisire ai lavoratori una coscienza di classe».

Quanto alla Sixty, che ha portato la maggiore rappresentanza alla riunione di ieri, lo spirito sembra essere lo stesso. «Ci aspettiamo che le persone unite da questo destino comune possano trovare insieme un punto d’incontro», afferma Marino D’Andrea, rsu della Cgil in azienda. «Portare avanti le vertenze ognuno per proprio conto non conduce a niente. Davanti abbiamo un muro d’acciaio che da soli non possiamo abbattere».

Sul destino dei cassintegrati dell’azienda di moda, già oggi potrebbero esservi novità. Pare infatti che il giudice delegato Nicola Valletta abbia preso una decisione in merito all’anticipazione della cassa, ed anche in merito all’eventualità di un accordo dell’azienda con le banche affinché anticipino il denaro ai lavoratori in attesa che l’ammortizzatore venga rifinanziato. Qualche buona nuova potrebbe arrivare già oggi. I sindacati hanno infatti annunciato un incontro con il magistrato nella tarda mattinata.

Il destino dei posti di lavoro dopo il passaggio di consegne dalla Sixty alla Newco è ancora tutto da disegnare. Sono trecento i lavoratori da ricollocare,mentre i posti disponibili nella nuova società, secondo quanto ricordato dal segretario Filctem Cgil Giuseppe Rucci, sono solo 50.

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