"Meglio non investire in Abruzzo", il caso Ombrina finisce sul Times
Il quotidiano londinese, alla vigilia dell'incontro Letta-Cameron, paragona l'Italia all'Africa e all'America del Sud, sostenendo che lo stop al petrolio abruzzese sia dovuto a politici che non vogliono "danneggiare la loro reputazione ambientalista" alla vigilia delle elezioni
CHIETI. “Prima di investire su azioni di società che sono quotate sul mercato azionario a Londra, ma che conducono le loro operazioni negli angoli più caldi del mondo, è sicuramente una buona idea valutare in primo luogo ciò che gli addetti ai lavori definiscono il "rischio politico”. E questo va valutato quando si intraprendono “attività in alcune regioni dell'Africa, in alcuni paesi dell'America del Sud, o in Italia...”. Perché? Perché vi potrebbe accadere quello che è successo in Abruzzo alla Medoil gas, le cui “attività vengono ostacolate a livello locale con il pretesto d'impatto ambientale”. È la tesi espressa dall’editorialista del Times Gary Parkinson . Il giornalista ieri ha dedicato il suo commento, “Logic vanishes in hour of need” (La logica scompare nell'ora del bisogno), al nuovo stop all’estrazione del petrolio a largo della costa dei Trabocchi.
Secondo il quotidiano londinese lo stop all’investimento dell’azienda britannica in Abruzzo è dovuto alle paure della classe politica locale. Paure che, in un paese in cui “il partito populista Movimento Cinque Stelle ha rastrellato circa un quarto dei voti”, portano a non intaccare la “reputazione ambientalista” dei politici alla vigilia delle elezioni. Una condotta che però danneggia l’economia di “un paese in cui gli investimenti esteri diretti sono crollati del 72 per cento in un anno, lo sviluppo di Ombrina Mare porterebbe 500 milioni di dollari di investimenti e 5.000 nuovi posti di lavoro”. E non solo: mette a rischio i rapporti economici tra Inghilterra e Italia. Tanto che Parkinson chiede al premier britannico Cameron di mettere la questione al centro dell’incontro di domani con il primo ministro Enrico Letta.
Ecco la traduzione dell’articolo comparso nell’edizione del Times del 15 luglio (leggi l'articolo in versione integrale):
La logica scompare nell'ora del bisogno.
di Gary Parkinson (Segreti di Borsa)
Prima di investire su azioni di società che sono quotate sul mercato azionario a Londra, ma che conducono le loro operazioni negli angoli più caldi del mondo, è sicuramente una buona idea valutare in primo luogo ciò che gli addetti ai lavori definiscono il "rischio politico".
Difficile da quantificare, argomento di discussione: la possibilità che un colpo di stato, una rivoluzione, una guerra, l'alternarsi di governi o il prevalere di una corrente politica su un'altra possa avere l'effetto di un lancio di una grossa chiave inglese sulle opere in corso.
Quando un grasso tizio sudato a bordo di una 4x4 con un petto pieno di medaglie mai vinte, stellette sull'uniforme e grossi baffi si presenta e mette in discussione la proprietà di un giacimento, indipendentemente da ciò che è legittimo, i tuoi investimenti possono subire sgradevoli conseguenze.
Una generalizzazione sui generali, è vero ma questo tipo di dichiarazioni folli sono appannaggio delle repubbliche delle banane, dove "Grandi Uomini" a capo di governi da quattro soldi possono ancora prendere decisioni per soddisfare interessi personali.
È utile perciò valutare il rischio politico prima di intraprendere attività in alcune regioni dell'Africa, in alcuni paesi dell'America del Sud, o in Italia ...
Difficile da credere ma vero. Una società britannica, gestita dignitosamente, sostenuta da investitori rispettabili che vogliono mettere i propri soldi in un paese in gravi difficoltà finanziarie, nel cuore dell'Europa viene contrastata ad ogni passo.
Mediterranean Oil & Gas, società quotata in borsa nell'Alternative Investment Market (AIM) e conosciuta semplicemente come MOG, proprietaria del giacimento Ombrina Mare: circa 40 milioni di barili di petrolio e 6,5 miliardi di metri cubi di gas quattro miglia al largo della costa adriatica in Italia a 20 metri di profondità.
Risalgono al 2008 le prime perforazioni e i necessari conseguenti adempimenti richiesti dalla legge italiana. Subito dopo l'esplosione di Macondo della BP e la dispersione di quattro milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico nel 2010. Come conseguenza l'Italia, insieme con altri paesi, si preoccupava di legiferare per vietare le perforazioni in mare aperto.
I divieti furono poi rimossi nel mese di agosto dello scorso anno e MOG sembrava avere il semaforo verde per procedere. Tutto questo prima che la politica italiana intervenisse. Nelle ultime elezioni politiche, il partito populista Movimento Cinque Stelle ha rastrellato circa un quarto dei voti provenienti dall'elettorato disilluso. Con la sua campagna ambientalista, si può senz'altro affermare che il Movimento 5 Stelle non è esattamente un sostenitore delle aziende Oil & Gas.
Ora, con le elezioni amministrative che incombono alla fine di quest'anno o all'inizio del prossimo, l'ultima cosa che la vecchia guardia vuole è approvare progetti che potrebbero danneggiare la loro "reputazione ambientalista".
Le attività italiane della MOG, ma anche della Royal Dutch Shell, BG Group e Petroceltic vengono ostacolate a livello locale con il pretesto d'impatto ambientale. Non importa che nel caso di MOG tale impatto sarebbe minimo.
Mercoledì prossimo, David Cameron solleverà questa questione a Downing Street con il suo omologo, Enrico Letta, nel corso di una riunione in cui i due leader dovrebbero discutere i modi per stimolare l'economia italiana in difficoltà.
Un paio di considerazioni:
- l'Italia spende fino a 78 miliardi dollari ogni anno per le importazioni di petrolio e gas
- lo sfruttamento delle riserve di gas e petrolio totali provate e non ancora in produzione contribuirebbero a sollevare l'economia italiana con un apporto extra di 63 miliardi di dollari.
Tutto questo contribuirebbe in modo significativo ad abbattere il debito totale netto che si attesta al 127 per cento del PIL, per il quale quest'anno è prevista una diminuzione pari a 19%.
In un paese in cui gli investimenti esteri diretti sono crollati del 72 per cento in un anno, lo sviluppo di Ombrina Mare porterebbe 500 milioni di dollari di investimenti e 5.000 nuovi posti di lavoro. Gli azionisti MOG dovrebbero augurarsi che il Primo Ministro faccia al Signor Letta un'offerta che non si può rifiutare.