Menu sbagliato a scuola e bimba di 8 anni in ospedale: medico della Asl finisce a processo

Sotto accusa la dottoressa che ha elaborato il piano alimentare per l’Istituto. Il pm: «Lei ha previsto la pasta con il pesto anche per un’alunna allergica ai pinoli»
CHIETI. Un piatto di mezze penne al pesto servito in mensa a una bambina di 8 anni allergica ai pinoli. Poi il malore immediato, il trasporto d’urgenza in ospedale e il ricovero. È successo in un istituto scolastico del Chietino lo scorso 16 ottobre. Ora, per quell’errore nel menu che poteva costare caro alla piccola alunna, un medico della Asl Lanciano-Vasto-Chieti si ritrova sotto processo per il reato di lesioni personali colpose. Il sostituto procuratore Lucia Anna Campo, infatti, ha firmato il decreto di citazione dinanzi al giudice di pace nei confronti di una dottoressa del Dipartimento di prevenzione, più nello specifico del servizio igiene degli alimenti e della nutrizione: la prima udienza è in programma il prossimo 22 maggio negli uffici giudiziari di via Cesare Battisti, a Chieti.
L’imputata ha elaborato il menu «autunno-inverno 2024/25» dedicato al comprensivo in questione, poi trasmesso lo scorso 29 settembre al responsabile dell’Ufficio servizi scolastici del Comune: adesso è accusata, per «negligenza, imperizia e imprudenza», di aver previsto anche per la bimba poi finita al Santissima Annunziata la somministrazione della pasta al pesto di basilico sebbene lei fosse allergica alla frutta secca e, dunque, anche ai pinoli contenuti nella pietanza. Il caso è arrivato all’attenzione del pubblico ministero dopo la denuncia presentata dai genitori, assistiti dall’avvocato Diego Bracciale. A occuparsi delle indagini è stata la polizia della procura.
La mamma e il papà hanno raccontato che la figlia è tenuta a tre rientri pomeridiani settimanali, durante i quali la scuola si avvale del servizio mensa. Il fatto che la piccola fosse affetta da allergie alimentari a frutta secca, sesamo, uovo e pomodoro crudo era cosa ben nota. Ma ciò non ha evitato che, a pranzo, le venisse dato un piatto che non rispettava le prescrizioni. La bambina si è sentita male all’istante ed è stata trasferita immediatamente al policlinico, dove i medici le hanno diagnosticato un’«anafilassi lieve in seguito all’ingestione di allergene noto». La paziente è rimasta in ospedale per cinque giorni, poi è stata dimessa.
«Quanto accaduto alla famiglia dei miei clienti», dice l’avvocato Bracciale, «è abbastanza grave: significa che i genitori di un minore con qualunque forma di allergia non possono stare tranquilli nell’affidare il proprio figlio a un istituto scolastico per l’orario del pranzo. Tutti coloro preposti alla gestione delle mense scolastiche, a qualunque titolo e in base ai rispettivi ruoli, nessuno escluso, dovrebbero rivolgere un’attenzione massima, senza margine di errore, alle intolleranze alimentari. Nel nostro caso, invece, abbiamo assistito a un evento che avrebbe potuto comportare conseguenze cui nessuno vuole pensare. Il rimpallo di responsabilità al quale abbiamo assistito ci ha costretto a esporre la questione alla procura della Repubblica, che ha individuato il presunto responsabile dell’omissione che ha generato la somministrazione del pasto in barba alle allergie della minore. Non siamo giustizialisti e non vogliamo passare per tali, ma una simile negligenza necessita di una presa di posizione ferma affinché quanto successo non accada più. Affronteremo il processo penale nella maniera più attenta e professionale possibile».
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