Morì per la peritonite, assolti tre chirurghi

Per il pm, che aveva chiesto la condanna degli accusati, i medici persero 13 ore su un paziente di Orsogna. Il giudice Marino: «Il fatto non sussiste»

LANCIANO. Assolti con formula piena perché il fatto non sussiste, dall’accusa di omicidio colposo. È la sentenza emessa ieri dal giudice Francesco Marino nei confronti di tre chirurghi dell’ospedale Renzetti, ossia Antonio Pellicciaro, Gianettore Bonetti e Giancarlo Staniscia. Il processo per i tre si era aperto in seguito della morte di un paziente, A.C.,71 anni, di Orsogna, avventa il 5 giugno 2009, all’ospedale di Chieti, dopo che l’uomo, però, era stato ricoverato a Lanciano, nel reparto di Chirurgia, dove per l’accusa i medici, che quel giorno erano in servizio, persero tempo prezioso ritardando l’operazione all’addome di ben 13 ore. Operazione che fu eseguita a Chieti, e in seguito alla quale A.C. morì.

Il pubblico ministero, Gina Petaccia, riscontrando la colpevolezza e la negligenza dei medici, aveva chiesto la condanna a 9 mesi di reclusione per Pellicciaro e Bonetti e a un anno di reclusione per Staniscia. Il giudice, invece, ha assolto i tre con formula piena.

Secondo la Procura i tre, in concorso, “come medici della Chirurgia per negligenza, imperizia e imprudenza cagionavano la morte di A.C. in seguito al ricovero nel reparto alle 8,47 del 4 giugno 2009, dal pronto soccorso del Renzetti con diagnosi di “peritonite da verosimile diverticolo perforato del colon sinistro” anzichè eseguire la laparotomia esplorativa che avrebbe evitato dubbi diagnostici e valutato la vitalità delle anse necrotiche e anzichè tentare il ripristino del flusso di sangue lasciavano che il paziente trascorresse 13 ore in reparto senza intervenire chirurgicamente».

Non solo: sempre per l’accusa i tre medici avrebbero deciso poi di fare la laparotomia alle 18,30 dopo aver atteso il referto della tac ma “da quel momento” sempre per la Procura “lasciavano trascorrere altre tre ore in stato di inerzia per consentire il trasferimento del paziente a Chieti dove veniva eseguito intervento alle 23,30 a seguito del quale, alle 2.10 del 5 giugno 2009 l’uomo decedeva per “arresto cardio-circolatorio intra operatorio” e diagnosi accertata di “infarto intestinale con peritonite diffusa e shock settico”.

Sono stati gli avvocati dei tre medici a dimostrare l’infondatezza dell’accusa e ad ottenere l’assoluzione piena dei propri assistiti.

Teresa Di Rocco

©RIPRODUZIONE RISERVATA