Il palazzo di nove piani, alto 30 metri, a rischio crollo

CHIETI / EDIFICIO PERICOLANTE

Palazzo di nove piani a rischio crollo. «Va abbattuto entro 30 giorni» 

Ordinanza del sindaco: multe e denunce se gli inquilini non demoliscono lo stabile lesionato. Ma i proprietari degli appartamenti non hanno 400mila euro per i lavori

CHIETI. Il palazzo Trinchese va abbattuto entro 30 giorni. È quanto ordina il sindaco Umberto Di Primio ai proprietari dei 27 appartamenti e all’amministratore di condominio Claudio Carletta. Visto che la prima ordinanza di demolizione del palazzo di 9 piani di via Don Minzoni, emessa il 31 dicembre del 2018, è stata completamente ignorata, il sindaco è stato costretto a firmare una nuova ordinanza, questa volta più stringente e minacciosa. «In caso di mancata ottemperanza», scrive infatti Di Primio, «oltre alla sanzione pecuniaria, da 25 a 500 euro, sarà comunicata all’autorità giudiziaria ai sensi dell’articolo 650 del codice penale».

Crepe sui muri

Se dunque gli ex inquilini del palazzo pendente (lo stabile ha un fuori piombo di oltre 60 centimetri) non avviano la demolizione nel giro di 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza (firmata lo scorso 5 novembre), non solo dovranno pagare una multa, ma vanno incontro anche a una denuncia penale per il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. D’altronde è passato quasi un anno dalla prima ordinanza di demolizione ignorata e il sindaco si trova di fronte a «una situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità», come scrive nell’ordinanza, «e quindi appare necessario e urgente intervenire in merito». Di Primio ricorda anche la relazione tecnica dell’architetto Gabriele Fratini Serafide, scritta per conto della società Amco Teatina di Carletta, in cui si dice testualmente che «la struttura al momento presenta uno stato di dissesto e deterioramento tale da non escludere un potenziale crollo». E che «il fabbricato è alto circa 30 metri, quindi nell’eventualità di un collasso della struttura, gli edifici sopra drescritti - vale a dire le palazzine che si trovano vicino al Trinchese - sarebbero pienamente all’interno del raggio d’azione della stessa».

Crepe sui muri

Il sindaco ha anche affidato uno studio tecnico al geologo Fabio Colantonio per capire qual è il reale pericolo in cui si trovano gli edifici della zona in cui insistono due diversi movimenti franosi e in cui sono complessivamente sette i palazzi che mostrano preoccupanti crepe. Colantonio renderà noti i primi risultati dello studio solo a gennaio prossimo. Nel frattempo la zona di Santa Maria è tenuta sotto controllo. Tanto che il 2 ottobre scorso il Comune ha chiuso al transito via Fonte Vecchia sulla quale si trova il retro del palazzo sgomberato.
Per demolire il Trinchese, secondo quanto detto nel corso di un’assemblea di condominio, servirebbero circa 400mila euro. Le richieste di soldi indirizzate ai condomini sono già partite ma non tutti hanno pagato e non si è ancora riusciti a raccogliere il minimo necessario per avviare la demolizione. Rimane, inoltre, ancora in piedi la proposta dell’architetto Antonio Iachini che permetterebbe ai condomini di non pagare nulla per la demolizione e di ritrovarsi un appartamento nuovo ricostruendo altrove il palazzo, grazie a un premio di cubatura assicurato da norme specifiche.
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