Ortona

Parla la moglie dell’orafo rapinato a Ortona: «Lui picchiato, a me un ginocchio alla gola»

22 Gennaio 2025

La donna ha raccontato la dinamica che ha visto lei e il marito, l’orafo Mario Polidoro, picchiati e rapinati nel laboratorio della loro attività, nel centro di Ortona

ORTONA. «Abbiamo avuto paura che finisse male». Cristina, la moglie di Mario Polidoro, che lavora assieme al marito nel laboratorio orafo di via Cespa, nel centro di Ortona, racconta l’incubo vissuto lunedì scorso, prima della chiusura della loro attività. In tre sono entrati nel locale attorno alle 19, li hanno picchiati e hanno portato via un ingente quantitativo di preziosi. È stata proprio Cristina a consegnare i gioielli a uno dei tre rapinatori. Che poi si sono dileguati lasciando Mario a terra dopo il pestaggio e la signora dolorante con diversi traumi. Il più doloroso alla gola. E ora capiremo il perché. «Era una serata tranquilla, attorno alle 18 .30 non c’erano più clienti e abbiamo deciso di non chiudere e prenderci una mezz’ora per portare avanti il lavoro. Siamo sia laboratorio che oreficeria. Volevamo preparare ordini per alcuni clienti, d’altronde amiamo il nostro lavoro e non è mai un problema soffermarci quando è necessario. Se avessimo chiuso prima, ci saremmo risparmiati questa brutta esperienza», racconta Cristina Polidoro.

Ecco come hanno agito i tre banditi: «Il primo, italiano, è entrato per chiedere un gioiello per un regalo importante. Era già stato in negozio venti giorni prima. Si è ripresentato, con modi gentili e umani, e gli abbiamo mostrato alcuni prodotti. Subito dopo sono entrati i due complici, che invece non hanno detto una parola. Lui, il primo, mi diceva “tranquilla, non ti succede nulla”. Poi però mi ha messo un ginocchio sulla gola, che mi ha causato un doloroso trauma. Mio marito? È stato malmenato, ha avuto la peggio, ma per fortuna sta un po’ meglio (per l’uomo circa dieci giorni di prognosi, ndr)». La gioielleria Polidoro forse era da tempo nel mirino dei banditi. «Abbiamo visto persone sospette scattare foto alle vetrine, in particolare alle telecamere e al sistema d’allarme. Eravamo già attenzionati dalle forze dell'ordine.

E siccome abitiamo qui davanti, spesso ci hanno invitato a chiudere prima l’attività di sera». Ieri mattina Cristina ha riaperto l’attività, in compagnia della figlia. «Poteva andare peggio, se siamo qui a raccontare questa vicenda possiamo ritenerci fortunati. In certe situazioni può accadere qualcosa di grave. Quanto vale quello che ci è stato preso? Non c’è ancora una stima precisa. Ma credo tanto». I carabinieri della compagnia di Ortona indagano sull’accaduto: decisive le immagini della videosorveglianza dell’orefice e delle altre attività del quartiere che riprendono le vie adiacenti.