Patate prodotte sulla montagna, un’economia in via di sviluppo 

Da domani convegni e approfondimenti sul valore e sulla qualità del tubero definito anche “d’asciutta” Solo in paese sono 72 le famiglie che le coltivano su 11 ettari di terreni e con 900 quintali di raccolto

PIZZOFERRATO. Passa anche attraverso la coltivazione della patata lo sviluppo economico dei territori montani. È questo il tema di fondo della tre giorni, da oggi a domenica, dell’assemblea nazionale dell’associazione Città della patata e del relativo convegno che approfondirà il tema del valore e della qualità delle patate prodotte in montagna. Solo a Pizzoferrato, ma grossomodo la situazione è sovrapponibile con Gamberale, Montenerodomo e Civitaluparella, gli altri comuni del Medio Sangro che fanno parte dell’associazione - cui vanno ad aggiungersi in Abruzzo Villa Celiera e Rocca Pia - sono 72 le famiglie che producono patate in manuale; 22 quintali sono le patate seminate; 11 ettari i terreni interessati, con un ricavo di 1 a 4, cioè semino 1 e raccolgo 4, quindi circa 900 quintali di raccolto. Sono colture nelle quali non c’è irrigazione, si chiamano “patate d’asciutta”, si coltivano da 700 a 1.300 metri sul livello del mare. L’utile? Circa 130mila euro l’anno, quando, come sempre, le annata sono favorevoli.
«Sono anni che puntiamo sulla patata di montagna e adesso è il momento di guardare al futuro e fare sempre più rete», afferma il sindaco di Pizzoferrato, Palmerino Fagnilli, che da sempre, ha scommesso sulla rivalutazione dei prodotti locali. Fagnilli, nel 2017, s’invento il “Patapaese”, facendo iniziare, di fatto, l’era della patata di marca: la patata rossa e la patata di montagna. Alla "rete" ad oggi aderiscono 19 Comuni (in rappresentanza di 10 Regioni), in larga misura di piccole dimensioni demografiche e quasi tutti dislocati in aree marginali e ad altitudini notevoli. Domani al convegno saranno presenti il sottosegretario all’agricoltura Lugi D’Eramo, l’assessore regionale marchigiano Andrea Maria Antonini, la direttrice di Amat Marche Francesca Severini, per Uncem Marco Bussone e Lorenzo Berardinetti, per il Parco Maiella il presidente Lucio Zazzara, Sebastiano Delfine dell’Università del Molise, i sindaci dei comuni città della patata del territorio - Diana Peschi, Civitaluparella; Maurizio Bucci, Gamberale; Angelo Piccoli, Montenerodomo; Palmerino Fagnilli, Pizzoferrato- e provenienti da altre Regioni. Coordina i lavori Marcello Di Martino.
Sul versante di natura tecnico-scientifica, si tratterrà di approfondire l’istituzione del marchio “La patata d’asciutta”, che dia visibilità e valore aggiunto alle produzioni di patate realizzate in condizioni non particolarmente favorevoli, caratterizzate dall’assenza dell’irrigazione.
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