Prc e centrodestra: «Elettori ingannati con il patto segreto»

L’opposizione: intese sottobanco, partiti tenuti all’oscuro Rifondazione: rotta l’intesa con i cittadini sul cambiamento

LANCIANO. Aumentano i malumori nel centrosinistra per il patto tra Mario Pupillo, Pino Valente e Donato Di Fonzo - oggi sindaco, vicesindaco e presidente del consiglio comunale - in vista del ballottaggio per le comunali del 2011. A prendere le distanze dalla maggioranza è Rifondazione comunista, presente in quella tornata elettorale con una lista a sostegno dell’allora candidato sindaco. Sulla vicenda tornano alla carica anche i gruppi di opposizione, facendo leva sul malcontento di consiglieri e partiti di maggioranza tenuti all’oscuro del patto.

L’opposizione. «La maggioranza ha perso un’occasione per ravvedersi dagli errori commessi e chiedere scusa agli elettori», esordisce Ermando Bozza, ex sfidante di Pupillo nel 2011, «al posto di scusarsi per l’inganno perpetrato, Pupillo Valente e Di Fonzo tentano di giustificarsi minimizzando l’accaduto e rilanciando una moralità ormai sconfessata dai fatti. Al contrario di quello che sostengono, l’azione di governo è stata perfettamente coerente con il “protocollo di intesa”». Gli incarichi di giunta, la presidenza della Fiera a Franco Ferrante (Pd) e il primo decreto del sindaco che nominava Alberto Paone (Progetto Lanciano) alle Farmacie: per i consiglieri dei gruppi di opposizione - Pdl, Udc, Con Bozza sindaco, Fratelli d’Italia e Marco Di Domenico (gruppo misto) - i conti tornano. «Un bando pilotato quello delle Farmacie», rincara Paolo Bomba (Udc), «in cui contava la lista di appartenenza per essere nominato. L’unico cambiamento di questa amministrazione è la tassazione ai massimi livelli». «Nel patto della “triade”», aggiunge Manlio D’Ortona (Pdl), «c’erano accordi precisi che non erano a conoscenza della gran parte dei partiti della coalizione. Lo dimostra l’uscita dalla maggioranza di Alex Caporale, l’atteggiamento critico di Gabriele Di Bucchianico dell’Idv e altre frange politiche che si allontanano». Vengono smontati anche i tagli sbandierati dall’amministrazione: «Il direttore generale della Fiera è stato sostituito da un amministratore delegato, alle Farmacie il direttore amministrativo è ancora previsto in pianta organica», sostiene D’Ortona. «Chi professava trasparenza e accordi alla luce del sole aveva già spartito i posti del potere all’insaputa dei cittadini e degli alleati», tuona l’opposizione, «ci rivolgiamo a costoro che si sentono traditi: togliete la fiducia a chi ha dimostrato di non averne in voi e ha ingannato anche gli elettori».

Rifondazione. «Abbiamo creduto che cambiando i politici ci sarebbe stato un vero cambiamento. Venire a conoscenza del patto per la ripartizione degli incarichi elettivi e per le nomine negli enti ci rammarica e delude», affermano Riccardo Di Gregorio e Renato Settembrini, segretario provinciale e di circolo di Prc, «si è rotto il patto elettorale con i cittadini per il cambiamento. Non servivano accordi per governare. Le declaratorie sulla “fiduciarietà” delle nomine negli enti sono stucchevoli, mentre queste dovrebbero rispettare principi cardine, come qualità professionali, esperienza e competenze. È necessario dimostrare con i fatti la volontà e la capacità di ribaltare certe logiche politiche del passato. Tutte le scelte devono seguire un percorso chiaro e trasparente, in cui tutti hanno le stesse opportunità».

Stefania Sorge

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