Precaria di Villa Pini tenta di lanciarsi dalla finestra

La lavoratrice: dopo 20 anni di servizio mi hanno fatta fuori, ho 4 figli da aiutare, meglio che muoia. Momenti di tensione a Pescara nell’incontro tra lavoratori e il direttore delle politiche occupazionali della Regione

CHIETI. Un gesto eclatante annunciato, dettato dalla disperazione di chi non ha denaro per assicurare il pane ai figli.

La tensione è alta tra i lavoratori precari della clinica privata Villa Pino. Dallo scorso febbraio non ricevono l’assegno della cassa integrazione in deroga. Solo 500 euro che per molti però significano la sopravvivenza. E ieri mattina nella sede della Regione a Pescara si è sfiorata la tragedia.

Una lavoratrice, poco prima dell’incontro tra un gruppo di precarie con il direttore del servizio Polirtiche del lavoro e occupazione Giuseppe Sciullo, ha tentato di lanciarsi dalla finestra del quinto piano.

A bloccarla alcune colleghe e due agenti della Digos.

Un fatto grave che fotografa il disagio profondo vissuto da circa 200 lavoratori che sono rimasti fuori dall’organico della clinica privata dopo il crac dell’ex proprietario Enzo Angelini, struttura attualmente data in affitto al policlinico di Abano terme e gestita da Nicola Petruzzi.

Il comitato dei creditori all’unanimità, qualche mese fa dopo un primo no, ha deciso di accettare l’offerta di Petruzzi. E manca meno di un mese a una nuova asta di vendita di Villa Pini, prevista il 20giugno. Asta che se andasse a buon fine potrebbe segnare la svolta anche per i 200 lavoratori precaro.

Attraverso la società di cui è titolare, la Seagull, l’imprenditore pescarese ha offerto 16 milioni di euro per l’acquisto della struttura dell’ex galassia Angelini. Una proposta al rialzo rispetto a quanto messo sul tavolo la tornata precedente ossia 14 milioni, che aveva registrato il no dei creditori.

Ma il futuro della clinica privata resta incerto.

Come il nome del compratore che tutti si augurano si sveli durante la prossima asta.

Nel frattempo i precari ieri mattina hanno chiesto con forza a Sciullo quando potranno ricevere l’assegno di cassa integrazione sospeso da febbraio. Dall’incontro è emerso che pur essendo stati racimolati i fondi per il pagamento della cassa integrazione in deroga, manca ancora la firma del ministro del Lavoro Enrico Giovannini al decreto di sblocco di questo denaro. Un milione di euro da spalmare sul territorio nazionale.

Altra possibile soluzione potrebbe essere l'anticipo delle somme dovute tramite un decreto regionale. Ma i lavoratori non si arrendono e annunciano forme di protesta eclatanti da mettere in scena sul palcoscenico della Capitale.

«Vogliamo alzare il tiro della nostra protesta» annunciano alcune dipendenti precarie, le stesse che ieri hanno suonato la sveglia al governo regionale: «Siamo allo stremo e siamo disposti a tutto pur di ottenere ciò che ci spetta».

Poi i toni polemici dalla politica si spostano alle organizzazioni sindacali.

«Qualcuno, il giorno prima dell’incontro con la Regione aveva dichiarato sulle pagine del Centro di essere al nostro fianco in questa battaglia» commenta con rabbia una lavoratrice «peccato che oggi (ieri per chi legge) ci abbia lasciato da soli. Qui a sostenerci non si è visto nessuno. Siamo esasperati e senza un soldo», puntualizza con amarezza la donna «ma ciò che è peggio soli. Abbandonati anche dai sindacati».

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