Riabilitazione bloccata cento bimbi in lista d’attesa

In tutto 300 persone in coda al San Stefar, la protesta: «Cure autorizzate dalla Asl ma non ci sono i soldi per le sedute». Bendotti: «Calpestato il diritto alla salute»

LANCIANO. Lei è un bocciolo che da poco si è affacciato alla vita. È una bimba di 6 mesi che ha bisogno di cure, di fare delle terapie per problemi di salute. La Asl di Lanciano-Chieti-Vasto ha autorizzato l’assistenza dopo che la piccola è stata sottoposta alla visita da parte dell’Unità di valutazione multidimensionale (Uvm) del distretto sanitario. Può fare le terapie nel centro San Stefar, la maggiore struttura cittadina per la riabilitazione. Ma può fare le terapie soltanto sulla carta e non nella realtà perché il centro è pieno. Non ci sono posti: la bimba non può accedere alle terapie di cui ha bisogno. La famiglia è incredula, cerca di capire e scopre che il dramma delle porte chiuse in faccia nei centri di riabilitazione della zona, non da parte del personale che vi lavora con dedizione e oltre ogni limite, ma per mancanza di fondi, è un problema enorme che accomuna centinaia di persone. Anziani e bambini. «Quello che ho scoperto, recandomi al San Stefar, dove ho visto che si lavora anche oltre i limiti per curare chi ha bisogno», racconta la nonna della bimba, «è stato un colpo al cuore. Non ci sono posti, non solo per mia nipote ma per altre 300 persone. E cento di queste sono bambini. Sono in lista di attesa: attendono una terapia che non arriverà. Sono persone che hanno ricevuto il via libera a fare le cure dall’Uvm che le concede veramente solo per casi gravi, quindi, significa che ne hanno davvero bisogno, ma non possono accedervi. Al San Stefar, come al San Rocco, sono pieni e senza budget. Come è possibile? La Asl autorizza trattamenti che, poi, non si possono fare. Mi sono allora rivolta al Comune», continua la nonna, «perché credo che i nostri amministratori debbano sapere che ci sono ben 300 persone che soffrono, che hanno visto riconosciuto dalla Asl il diritto alle cure ma che questo rimane sulla carta perché la realtà è diversa. È fatta di attese e di cure impossibili».

«Sono numeri che lasciano senza parole», commenta l’assessore alle Politiche sociali Dora Bendotti, «sapevamo che ci sono problemi nell’accedere alle terapie nei centri riabilitativi, ma non conoscevano una realtà così drammatica con 300 persone in attesa di cure 100 delle quali sono bambini. Occorre un intervento immediato della Asl e della Regione perché la salute è un diritto che va tutelato. Così viene calpestato».

Intervento di Asl e Regione chiesto anche dal vice sindaco Pino Valente per fare chiarezza su quanto sta accadendo nel distretto sanitario per l’Adi (assistenza domiciliare integrata) con 3 ammalati a cui era stato soppresso il servizio, poi riammessi ma nell’attesa deceduti, e altri 14 casi di persone private dell’assistenza e riammesse dopo mesi di sofferenza. «Bisogna intervenire immediatamente restituendo senza indugio l’Adi a tutti i cittadini a cui era stato soppresso il servizio a marzo», sostiene Valente, «i responsabili del distretto prima di intervenire in maniera così radicale dovevano verificare attentamente ogni caso e con più umanità rispetto a quanto fatto. Ci sono delle denunce e degli esposti sul caso della sospensione dell’Adi e abbiamo grande fiducia nella magistratura che interverrà per dissipare ogni dubbio ed accertare le eventuali responsabilità. Nell’attesa chiediamo al manager della Asl Francesco Zavattaro di sostituire la responsabile del distretto e ai consiglieri regionali della zona una interrogazione al commissario Gianni Chiodi che non può far finta di nulla e risanare i bilanci sulla pelle dei cittadini».

Teresa Di Rocco

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