Scarcerato uno dei fermati, ora Pagano fa altri nomi

18 Agosto 2012

Dopo due giorni rinchiuso a Torre Sinello il romeno torna in libertà cambia l’accusa sul sansalvese: omicidio con persona da identificare

SAN SALVO. Un lungo pianto liberatorio, poi l’abbraccio all’avvocato Andrea Chierchia che lo difende insieme al collega Giuseppe Piserchia. Chelmus Gelu, 31 anni, il romeno accusato da Vito Pagano, 28 anni, di San Salvo, dell’omicidio di Albina Paganelli, 69 anni, è stato scarcerato. Il provvedimento è stato deciso dai pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani, giovedì sera, qualche minuto prima di mezzanotte, al termine di un nuovo lungo interrogatorio chiesto dallo stesso Pagano. Quest’ultimo avrebbe ritrattato le accuse nei confronti del romeno ribadendo però la propria innocenza. A questo punto il fermo di polizia giudiziaria nei confronti di Pagano è stato sostituito da un provvedimento di custodia cautelare in carcere. L’ipotesi di reato è: omicidio aggravato e rapina in concorso con persona da identificare. Perché di una cosa i giudici sembrano certi: il delitto di Albina Paganelli non è stato fatto da una sola persona. I magistrati hanno per questo disposto nuovi accertamenti. La convalida della custodia per Pagano è prevista questa mattina nel carcere di Torre Sinello al termine dell’interrogatorio di garanzia del gip, Stefania Izzi, al quale saranno presenti i legali dell’accusato, gli avvocati Clementina De Virgilis e Fiorenzo Cieri. Gelu, invece, dovrebbe essere ascoltato dal Gip in tribunale.

La difesa del romeno. «Chelmus ha trascorso 48 ore da incubo. Chiuso in cella piangeva e pensava al suo bambino e alla moglie, disperata quanto lui. È distrutto. La cosa più assurda è che non conosce neppure Vito Pagano e non è mai entrato in casa della Paganelli», affermano gli avvocati Chierchia e Piserchia. Secondo indiscrezioni il giovane romeno mentre la Paganelli veniva colpita a morte pare si trovasse addirittura a Vasto marina. «Di sicuro non era sul luogo del delitto. Ora stiamo valutando eventuali azioni contro chi gli ha fatto tanto male», dicono gli avvocati.

La difesa di Pagano. «Vito Pagano giura di non essere l’esecutore dell’omicidio. Ha fornito ai magistrati nuovi elementi e ha fatto nuovi nomi. Tanti nomi. I giudici stanno eseguendo nuovi accertamenti. È stato lui stesso a chiedere un nuovo incontro con il sostituto procuratore Enrica Medori. Il magistrato lo ha ascoltato a lungo insieme al collega Giancarlo Ciani. È confuso e spaventato. Altro non possiamo aggiungere». Preferiscono non sbilanciarsi Clementina De Virgilis e Fiorenzo Cieri, i difensori di Vito Pagano. A carico del giovane ci sono gli indizi più pesanti. Il coltello, compatibile con le ferite trovate sul corpo della vittima, i soldi e le scarpe sporchi di sangue. Ma quella notte terribile Vito non era solo. Gli investigatori in queste ore stanno cercando di identificare i presunti complici e soprattutto chi ha colpito con forza la donna uccidendola. Tutto lascia pensare che già dalle prossime ore potrebbero esserci risvolti clamorosi.

La parte civile. «L’importante è che si faccia giustizia. Non è stato un omicidio accidentale.Chi ha colpito Albina Paganelli lo ha fatto con una ferocia inumana. Il corpo della povera donna è stato straziato per soli sessanta euro. Comprensibile lo sgomento della figlia Concettina Cupaiolo e dei fratelli. Invocano giustizia e chiedono che i responsabili, chiunque essi siano, vengano puniti con una pena severissima», chiedono gli avvocati di parte civile Antonino e Giovanni Cerella.

L’appello del parroco. Una folla ancora incredula e silenziosa ha accolto ieri, alle 16, il ritorno in paese della salma della Paganelli. Centinaia le persone che hanno partecipato alle esequie nella chiesa di San Nicola, anche il sindaco, Tiziana Magnacca, e don Stellerino D’Anniballe, sacerdote e parente della vittima. «È con sgomento che questo paese ha assistito a un gesto di una ferocia inaudita», si è rammaricato il parroco di San Nicola, don Domenico Campitelli. Il sacerdote come tutti si augura che il colpevole si ravveda e si penta. «Tutti, politici, educatori, io stesso, dovremo offrire di più per riportare serenità nella società. Affidiamo ai giudici il compito di scoprire i responsabili. A chi crede in Dio ricordo che su di noi c’è il tribunale della giustizia divina. La cara Albina è stata accolta con amore da Dio e veglia su tutti noi».

Paola Calvano

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