«Un teatro da valorizzare»
Ma la Regione continua a negare i soldi al Marrucino.
CHIETI. Un’orchestra di grande qualità che esalta la capacità artistica del Marrucino. Un teatro “ambasciatore dell’Abruzzo” che tuttavia annaspa a causa della politica di basso conio, vittima per ora dell’indifferenza della Regione di centrodestra che lascia il Marrucino senza i soldi previsti dalla legge. Del teatro parliamo con il maestro Claudio Desderi, direttore dell’orchestra del Marrucino.
Maestro, il Marrucino sembra abbandonato.
«Intanto voglio sottolineare con grande forza il fatto che il Marrucino è l’unico teatro di tradizione della regione Abruzzo ed è un centro produttivo che ha dimostrato di essere valido in tutte le sue componenti, siano esse anche tecniche oltre a quelle più strettamente artistiche. Ed è giusto rimarcare come l’orchestra abbia dimostrato una grande duttilità: in questi anni ha affrontato con grandi risultati il repertorio sia sinfonico e operistico che coreutico con una capacità di adattamento degna di ogni lode dimostrando di aver assimilato una produttività di repertorio valorizzabile sia con direttori giovani sia con direttori di grande esperienza conquistandosi una definizione di una propria personalità di organico».
Forse è il momento di creare una stabile Rete dello spettacolo nella proiezione di una maggiore autonomia economica.
«Una rete abruzzese si può, ma devono ricorrere alcune condizioni. Ricordo anche quando il teatro ha vissuto l’ebbrezza della stagione regionale con il “Progetto rete abruzzese per lo spettacolo”, che trovo una idea bellissima realizzata in mezzo a mille difficoltà grazie alla dedizione di tutti coloro che l’hanno progettata, programmata e reso concreta. Si sono impegnati con una abnegazione tale che ha portato comunque a un buon risultato di cui va tenuto conto per imparare dagli errori e avere finalmente la possibilità di creare una vera rete culturale regionale».
Non solo Chieti, ma l’Abruzzo ha bisogno di un testimonial d’eccezione in campo nazionale come il Marrucino specie in questa fase.
«Lo scorso anno, di nuovo la gestione in house della stagione lirico-sinfonica che ha comunque portato a guadagnarsi la disponibilità di un grande direttore di chiara fama internazionale quale il maestro Donato Renzetti, acquisizione di cui tutti dovrebbero percepire l’importanza e non rischiare di vanificarli. Percepisco peraltro il forte attaccamento che ha la città e non solo Chieti per questa istituzione culturale. E’ comprensibile rimediare alle difficoltà incontrate, ma senza dimenticare che la creatura da crescere è sana e forte: il teatro Marrucino che è cresciuto molto bene, ma che va ora valorizzato anche come teatro architettonicamente e acusticamente stupendo».
Il teatro ambasciatore d’Abruzzo nel dopo-terremoto?
«Il terremoto va valutato come risorsa e non come strumento. Certo, il terremoto deve mostrare quanto la generosità e l’aiuto siano necessari ed è sotto gli occhi di tutti come il Marrucino si sia subito messo a disposizione. E’ naturalmente il caso di aiutare le forze in pericolo, ma non per questo non mantenere, se non migliorare, le situazioni che al terremoto sono sfuggite: salviamo tutti senza mettere in difficoltà chi è stato dalla parte dei salvatori».
Maestro, il Marrucino sembra abbandonato.
«Intanto voglio sottolineare con grande forza il fatto che il Marrucino è l’unico teatro di tradizione della regione Abruzzo ed è un centro produttivo che ha dimostrato di essere valido in tutte le sue componenti, siano esse anche tecniche oltre a quelle più strettamente artistiche. Ed è giusto rimarcare come l’orchestra abbia dimostrato una grande duttilità: in questi anni ha affrontato con grandi risultati il repertorio sia sinfonico e operistico che coreutico con una capacità di adattamento degna di ogni lode dimostrando di aver assimilato una produttività di repertorio valorizzabile sia con direttori giovani sia con direttori di grande esperienza conquistandosi una definizione di una propria personalità di organico».
Forse è il momento di creare una stabile Rete dello spettacolo nella proiezione di una maggiore autonomia economica.
«Una rete abruzzese si può, ma devono ricorrere alcune condizioni. Ricordo anche quando il teatro ha vissuto l’ebbrezza della stagione regionale con il “Progetto rete abruzzese per lo spettacolo”, che trovo una idea bellissima realizzata in mezzo a mille difficoltà grazie alla dedizione di tutti coloro che l’hanno progettata, programmata e reso concreta. Si sono impegnati con una abnegazione tale che ha portato comunque a un buon risultato di cui va tenuto conto per imparare dagli errori e avere finalmente la possibilità di creare una vera rete culturale regionale».
Non solo Chieti, ma l’Abruzzo ha bisogno di un testimonial d’eccezione in campo nazionale come il Marrucino specie in questa fase.
«Lo scorso anno, di nuovo la gestione in house della stagione lirico-sinfonica che ha comunque portato a guadagnarsi la disponibilità di un grande direttore di chiara fama internazionale quale il maestro Donato Renzetti, acquisizione di cui tutti dovrebbero percepire l’importanza e non rischiare di vanificarli. Percepisco peraltro il forte attaccamento che ha la città e non solo Chieti per questa istituzione culturale. E’ comprensibile rimediare alle difficoltà incontrate, ma senza dimenticare che la creatura da crescere è sana e forte: il teatro Marrucino che è cresciuto molto bene, ma che va ora valorizzato anche come teatro architettonicamente e acusticamente stupendo».
Il teatro ambasciatore d’Abruzzo nel dopo-terremoto?
«Il terremoto va valutato come risorsa e non come strumento. Certo, il terremoto deve mostrare quanto la generosità e l’aiuto siano necessari ed è sotto gli occhi di tutti come il Marrucino si sia subito messo a disposizione. E’ naturalmente il caso di aiutare le forze in pericolo, ma non per questo non mantenere, se non migliorare, le situazioni che al terremoto sono sfuggite: salviamo tutti senza mettere in difficoltà chi è stato dalla parte dei salvatori».