Vasto, malori e proteste: la città è senz’acqua

Il presidente Avis: "Io, convalescente, devo andare dai parenti per lavarmi". Segnalazioni a sindaco e prefetto, il comitato civico chiede l’avvio di un’indagine

VASTO. In principio erano solo i residenti dei quartieri cittadini più a monte a soffrire la sete. Ora è l'intera città. L'emergenza idrica diventa pesante. Le riserve del Vastese sono diminuite drasticamente. Ci sono quartieri che ricevono l'acqua solo due ore al giorno. Altri in cui la risorsa idrica non arriva neppure. Docce e rubinetti restano all'asciutto anche di giorno. Il disservizio oltre ai disagi inizia ad arrecare danni anche alla salute.

E' il caso di Michele Spadaccini, noto e stimato presidente dell'Avis locale. Reduce da una lunga cura chemioterapica, il professionista ha assoluto bisogno di acqua. «I medici dell'Istituto chemioterapico di Milano sono stati chiari. Massima igiene e tanta acqua per reidratarmi. Io invece per lavarmi devo andare a casa dei parenti», denuncia Spadaccini. Possibile che i vastesi debbano fare gli emigranti per avere un goccio d'acqua?», protesta l'utente e con lui un intero condominio di 30 persone.

Poche centinaia di metri più a nord gli stessi problemi vengono denunciati dai residenti di via della Libertà. Caldo e carenza di acqua hanno stremato molte persone anziani o convalescenti. Anche Spadaccini ha accusato un malore. L'uomo, esasperato ha deciso di chiamare sia il Comune che l'Ufficio di Gabinetto del Prefetto. «Il sindaco Luciano Lapenna ha assicurato che ignorava il problema. La Prefettura pare intezionata ad avviare una indagine per capire cosa stia accadendo a Vasto quest'anno. Nel frattempo ho chiesto aiuto anche ad Antonio Turdò e al comitato civico che ha avviato una class action contro la Sasi», fa sapere Spadaccini. «So che i legali del comitato sono al lavoro. Speriamo di riuscire ad avere almeno l'acqua per lavarci. Come me sono tante le persone che hanno assoluto bisogno di acqua. Senz'acqua non si può vivere». Non vanno meglio le cose per i commercianti. «Eppure abbiamo avuto un mese di giugno estremamente piovoso. Chi è responsabile di tutto questo? La magistratura deve scendere in campo»,chiedono infuriate le famiglie vastesi.

La situazione , salvo provvidenziali cambiamenti di clima (e pare che non accadrà prima di dieci giorni) è destinata a peggiorare. Considerato che l'afflusso di turisti ha aumentato sensibilmente il fabbisogno idrico giornaliero, l'unico modo per limitare i disagi e fare provviste è sprecare meno acqua possibile. Grazie al Consorzio di bonifica e al Coniv la riviera soffre meno. L'invaso di Chiauci ha una riserva idrica doppia rispetta ad un anno fa. Il Consorzio eroga 70 litri al secondo al Coniv che li depura e li distribuisce a San Salvo e alla riviera vastese.

Per dare acqua anche a Vasto è necessario adeguare gli impianti. La Regione dovrebbe stanziare dei fondi per permettere l'adeguamento delle condotte e lo sfruttamento della diga. Antonio Turdò è tornato comunque a chiedere alla prefettura di attivarsi per garantire ai cittadini un servizio primario che viene regolarmente pagato. «I legali del Comitato chiederanno l'avvio di una indagine per risalire alla causa del problema che pare non dipenda dalla mancanza di materia prima. L'acqua alla sorgente c'è», spiega Turdò. «Da qualche tempo però, stando alla denunce ricevute dai cittadini, il flusso idrico non arriva più a destinazione. Il fatto grave è che nonostante le segnalazioni nessuno sembra poter fare nulla per limitare i disagi degli utenti che hanno il diritto di bere e lavarsi».

Paola Calvano

©RIPRODUZIONE RISERVATA