Villa Pini, precaria tenta il suicidio "Non posso mangiare, né pagare le bollette"
La lavoratrice: dopo 20 anni di servizio mi hanno fatta fuori, ho 4 figli da aiutare, meglio che muoia
CHIETI. «Non ce la faccio più, sono disperata perché non posso più mangiare, non posso pagare le bollette, non riesco più a vivere». Queste le parole pronunciate con le lacrime agli occhi dalla donna che ha tentato di lanciarsi dalla finestra, (della quale non pubblichiamo il nome per evidenti ragioni di opportunità), operatrice socio-sanitaria della clinica Villa Pini di 63 anni, dopo aver passato una mattinata ad alta tensione, prima con il tentativo di gettarsi dalla finestra della sala giunta al quinto del palazzo della Regione in viale Bovio a Pescara (salvata solo dal pronto intervento di due agenti della Digos presenti alla riunione) e poi con il crollo nervoso che l'ha portata a perdere i sensi e ad essere soccorsa dai sanitari della Misericordia. Poi recuperata lucidità ha cercato di spiegare la condizione di disagio che l'ha indotta a tentare il suicidio.
«Ormai da tre anni sono in cassa integrazione e nonostante un'invalidità al 74 per cento mi hanno fatto fuori dopo oltre venti di servizio. Lì dentro ho fatto di tutto: assistente socio-sanitaria, infermiera, ho curato le piaghe da decubito dei malati, la becchina. Sì anche questo. Portavo i morti nei sotterranei. Ma tutto questo non è bastato. Mi hanno richiamato, e nonostante l'anzianità di servizio mi hanno obbligata a un nuovo periodo di prova, salvo poi comunicarmi che non l'avevo superato. Inoltre sono separata da trenta anni, ho quattro figli a carico e due di questi vivono una situazione molto difficile: uno di trentasei anni è disoccupato e una figlia è vedova e madre di una ragazza di sedici anni e campa con 450 euro al mese. Mi chiedono aiuto, ma io non posso aiutarli».
Racconta anche come sia difficile riuscire a trovare le motivazioni per andare avanti: «Già avevo problemi di salute prima, ma con Villa Pini ho finito ad ammalarmi. A sessantatré anni è meglio che io muoia, mi sono davvero stufata, non ho più voglia di alzarmi dal letto la mattina. Come campiamo io e i miei figli? In molti mi dicono che dovrei rivolgermi alla mensa della Caritas, ma io non voglio andare a mangiare lì. Ho la mia dignità e rivoglio il mio lavoro come era prima. Oppure dovrei forse andare alla pineta per racimolare i soldi necessari ad andare avanti? Ma a sessantatré anni che vado a fare?».
Loris Zamparelli
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