“Comunicare con i nostri defunti”: libro-testimonianza della psicologa
ROCCAMONTEPIANO. La parte più suggestiva del volume è quella con le testimonianze dei “suoi” pazienti che dialogano con i “loro” defunti e con questi ultimi che mostrano “il posto più bello del mondo”...
ROCCAMONTEPIANO. La parte più suggestiva del volume è quella con le testimonianze dei “suoi” pazienti che dialogano con i “loro” defunti e con questi ultimi che mostrano “il posto più bello del mondo”. Racconti ottenuti con la terapia Iadc (Induced after death communication, Comunicazione post mortem indotta) che permette di riconnettersi con un caro estinto e che il paziente può avere grazie all’aiuto di un terapeuta preparato. Tutto questo è contenuto nel saggio “Comunicare con i nostri defunti. Esperienze straordinarie” (Sugarco Edizioni) che l’autrice, la psicologa e psicoterapeuta Vilma Claudio presenta oggi, alle 17, nel municipio di Roccamontepiano. Intervengono il sindaco Dario Marinelli, il dottor Giorgio da Fermo, padre Francesco Iannamico, l’assessora Gina Tatasciore e i consiglieri comunali Paolo Buffone e Orlando Donatucci.
«La psicologia, che pure indaga i meccanismi più profondi dell’animo umano», è scritto nella sinossi, «non sempre riesce a comprendere il senso ultimo della vita e soprattutto il rapporto con l’aldilà, l’“oltre” cui la morte dischiude l’accesso. Il presupposto di una “vita oltre la vita” aiuta a superare l’angoscia di fronte alla morte e ci consente di riflesso di migliorare la stessa vita di quaggiù. La terapia Iadc, elaborata dal dottor Allan L. Botkin, psicologo presso l’ospedale militare di Chicago dove curava i reduci traumatizzati dalla guerra del Vietnam, è un’esperienza di trasformazione, basata sulla riconnessione con un caro estinto, sempre positiva e carica d’amore, che il paziente può vivere con l’aiuto di un terapeuta preparato. Il libro riporta le testimonianze di tanti che hanno vissuto una Iadc. Tutti i pazienti con una storia di lutto complicato, che hanno avuto modo di sperimentare questa tecnica, hanno provato esperienze straordinarie, al di fuori di ogni immaginazione, emozioni mai vissute prima, soprattutto dopo il grande dolore della perdita prematura di una persona cara. La possibilità dell’esistenza della vita dopo la morte e di comunicare con i propri cari è il dono più bello, grande e misterioso che i pazienti possono percepire e vedere con i propri sensi, riuscendo così ad alleviare e trasformare il dolore della perdita».
«La psicologia, che pure indaga i meccanismi più profondi dell’animo umano», è scritto nella sinossi, «non sempre riesce a comprendere il senso ultimo della vita e soprattutto il rapporto con l’aldilà, l’“oltre” cui la morte dischiude l’accesso. Il presupposto di una “vita oltre la vita” aiuta a superare l’angoscia di fronte alla morte e ci consente di riflesso di migliorare la stessa vita di quaggiù. La terapia Iadc, elaborata dal dottor Allan L. Botkin, psicologo presso l’ospedale militare di Chicago dove curava i reduci traumatizzati dalla guerra del Vietnam, è un’esperienza di trasformazione, basata sulla riconnessione con un caro estinto, sempre positiva e carica d’amore, che il paziente può vivere con l’aiuto di un terapeuta preparato. Il libro riporta le testimonianze di tanti che hanno vissuto una Iadc. Tutti i pazienti con una storia di lutto complicato, che hanno avuto modo di sperimentare questa tecnica, hanno provato esperienze straordinarie, al di fuori di ogni immaginazione, emozioni mai vissute prima, soprattutto dopo il grande dolore della perdita prematura di una persona cara. La possibilità dell’esistenza della vita dopo la morte e di comunicare con i propri cari è il dono più bello, grande e misterioso che i pazienti possono percepire e vedere con i propri sensi, riuscendo così ad alleviare e trasformare il dolore della perdita».