Giacobazzi: «Oggi la vera trasgressione è stare alle regole. In Abruzzo ho amici meravigliosi»

L’intervista al comico romagnolo questa sera a Pescara con lo spettacolo “Il Pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque”.
PESCARA. La bellezza della normalità. È un elogio alla semplicità, alla meraviglia di una vita normale, quello che Giuseppe Giacobazzi porterà al teatro Circus di Pescara domani (inizio spettacolo ore 21, organizzazione della tappa pescarese a cura di Best Eventi). Un gradito e atteso ritorno in città, quello del comico romagnolo – al secolo Andrea Giuseppe Sasdelli –, che con il suo nuovo one man show,“Il Pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque”, diverte e fa nel contempo riflettere, trasportando lo spettatore nella sua personalissima scacchiera, svelando una a una le sue mosse.
Una scacchiera come metafora della vita. Com’è nata l’idea?
«È nata “per colpa” di un mio amico che una sera ha fatto questa affermazione: “Guarda come siamo similari noi e i pedoni”. E in effetti è vero. I pedoni sono quelli che hanno meno potere, anche se sono in maggioranza, sulla scacchiera; vengono utilizzati per scopi di altri, la vittoria non è mai del pedone, ma certe volte riesce ad arrivare in fondo alla scacchiera e, magari, a vestirsi in maniera migliore. A questa affermazione, abbiamo poi aggiunto una serie di situazioni, di cose vere che sono capitate a me e ai miei amici. Come accade sempre nei miei spettacoli, in gran parte racconto la mia vita. Non sono un comico puro di quelli da battuta. Mi definisco più un raccontastorie, porto la mia esperienza sul palco. In maniera ironica, ovviamente».
In un mondo che corre veloce, dominato dall’apparenza, che imperversa soprattutto sui social, nel suo monologo racconta la meraviglia di una vita normale. Che, proprio per questo, è speciale…
«Esattamente. Oggi il modo di comunicare è cambiato molto e l’apparenza la fa da padrone. L’ostentazione, che detesto in maniera totale, è all’ordine del giorno. Credo che chiunque vorrebbe avere una vita tranquilla, serena, con i suoi cari, facendo quello che più piace. Si nasce pedoni, poi si può sempre migliorare nella vita, anche se essere pedoni non è poi così male. Penso che oggi la vera trasgressione sia stare alle regole. Porto sul palco la mia realtà e il mio modo di vedere le cose».
Lo spettacolo affronta tematiche attuali, ma anche le sue passioni. Quali sono le sue passioni più grandi?
«Sicuramente quella per la moto, nei miei spettacoli si parla sempre e comunque di motori. Con l’avvento dell’elettrico, c’è un leggero conflitto tra l’accettare il nuovo o rimanere al vecchio; essendo romagnolo, ho questa filosofia che mi pervade e non mi mollerà mai. Il tema dominante dello spettacolo è l’amicizia: è la storia di alcuni amici che si ritrovano dopo 40 anni, che è poi quello che è successo a noi nella vita reale. Ci siamo mollati da ventenni e ci siamo incontrati di nuovo con tantissime cose da raccontarci e tantissime esperienze vissute. L’amicizia è un’altra mia grande passione, così come lo è la famiglia».
Da spettatore, cosa le piace guardare?
«Documentari storici, un film ogni tanto leggero, ogni tanto impegnato, programmi di intrattenimento. Le serie mi scocciano un po’ perché stare ad aspettare gli episodi non mi piace granché. Non amo molto i talent, oggi si tende a creare prima il personaggio piuttosto che il contenuto e c’è un ricambio molto rapido».
Torna spesso in Abruzzo. Cosa ama della regione e del pubblico?
«Torno sempre volentierissimo in Abruzzo, ho amici meravigliosi da quelle parti e sono molto affezionato a quei posti, a L’Aquila, a Pescara. Inoltre, mi aggrada notevolmente il rapporto culinario con la regione».
Sempre più lontano dal cabaret, sempre più vicino al teatro comico, una formula che predilige. Quale deve essere il ruolo del comico oggi?
«Far buttare allo spettatore un occhio sulla realtà in maniera ironica. Raccontando sul palco la mia vita, racconto dei miei difetti, delle mie turbe, delle mie sfortune, delle stupidaggini, che non sono diversi da quelle degli altri. Siamo umani e quasi tutti abbiamo fatto le stesse esperienze».