In scena le contraddizioni di questi tempi
“All’umor non si comanda”: lo Spazio Rimediato dell’Aquila dal palco del “Tosti” di Ortona approda questa sera su Rete 8
L’AQUILA . «Tu sei felice?». «No io solo un povero clown». Ironia, spiazzanti soluzioni sceniche, battute e musica nel nuovo appuntamento in tv dell’iniziativa “L'arte non si ferma”, a cura del Teatro Stabile d’Abruzzo, ovvero spettacoli messi in scena al “Tosti” di Ortona da venti compagnie abruzzesi così sottratte all’immobilità di questo periodo difficile per lo spettacolo tutto, e trasmessi in televisione. La puntata che andrà in onda questa sera alle ore 22.30 su Rete 8 propone dunque “All’umor non si comanda” prodotto dal Tsa insieme all’associazione Ricordo che fa capo a Spazio Rimediato, teatro off dell’Aquila.
Il testo è di Giuseppe Tomei, la regia di Fabrizio Pompei. In scena Cecilia Cruciani, Gemma Maria la Cecilia e i musicisti Alessia Centofanti e Fabio Iuliano. La scenografia è di Edoardo Gaudieri, i costumi del BrucaLab e il disegno luci di Federico Etere. “All’umor non si comanda” è uno spettacolo pensato per parlare e riflettere con leggerezza sui nostri giorni, la regia televisiva di Vincenzo Olivieri esalta i surreali dialoghi beckettiani, scrutando un clown ed uno spettatore che si incontrano in un non-luogo scambiandosi reciprocamente confidenze, dubbi e riflessioni esistenziali sui loro ruoli all’interno e all’esterno della società attuale.
In un continuo gioco di ruolo i due protagonisti finiranno per perdere la propria identità trasformandosi nell’esatto opposto l’uno dell’altro. Il testo propone una continua interazione con il pubblico, una sfida per autore e regista in un momento in cui il rapporto con il regista è filtrato dagli obiettivi delle telecamere. Si indugia tra una battuta umoristica e una citazione colta alla filosofica riconsiderazione del ruolo dell’attore nella contemporanea società “liquida”. Un modo nuovo di far parlare il teatro attraverso il linguaggio televisivo. «L’autore non nasconde già dal titolo», si è trovato a sottolineare il regista Pompei, «dove affondano le sue radici, cioè nel testo beckettiano, Aspettando Godot. Un testo, quest’ultimo, che ha segnato uno spartiacque nella drammaturgia teatrale perché ha messo in crisi il comune modo di scrivere testi teatrali, mettendo al centro un paradosso o meglio un assurdo: la condizione umana». “All’umor non si comanda” si propone così come cartina tornasole del mondo in cui viviamo, della società di cui facciamo parte. «La nostra messinscena guarda a quello che sta ci accadendo intorno. In scena ci sono due attrici e due musicisti», si legge nelle note di regia. «È uno spettacolo divertente, che fa divertire anche nel senso etimologico. “Divertere”: volgere altrove, cioè allo stesso tempo crea strane associazioni di pensieri che ci rimettono di fronte le domande vitali: che senso ha quello che facciamo? È ancora il tempo di aspettare che qualcuno ci tragga in salvo? O è il tempo di rimboccarsi le maniche e agire? Ma come? Il continuo stare in movimento, l’essere indaffarati, sempre impegnati, ci fa assomigliare a dei criceti che girano dentro alla loro ruota. Non esiste più legame tra quello che pensiamo e quello che diciamo, e tra quello che diciamo e quello che facciamo».
“L’Arte non si ferma” prosegue nelle prossime settimane con altri appuntamenti sempre di giovedì e sempre alle 22.30: Il mondo alla rovescia con Silvano Torrieri (1 aprile). Il gatto con gli stivali con la regia di Mario Fracassi (8 aprile). Dove nacque Italia con regia di Marcello Sacerdote e Girolamo Botta (15 aprile). Non ditelo alle stelle di Federica Vicino (22 aprile). Se questa è un'infanzia con regia di Milo Vallone (29 aprile).
Il testo è di Giuseppe Tomei, la regia di Fabrizio Pompei. In scena Cecilia Cruciani, Gemma Maria la Cecilia e i musicisti Alessia Centofanti e Fabio Iuliano. La scenografia è di Edoardo Gaudieri, i costumi del BrucaLab e il disegno luci di Federico Etere. “All’umor non si comanda” è uno spettacolo pensato per parlare e riflettere con leggerezza sui nostri giorni, la regia televisiva di Vincenzo Olivieri esalta i surreali dialoghi beckettiani, scrutando un clown ed uno spettatore che si incontrano in un non-luogo scambiandosi reciprocamente confidenze, dubbi e riflessioni esistenziali sui loro ruoli all’interno e all’esterno della società attuale.
In un continuo gioco di ruolo i due protagonisti finiranno per perdere la propria identità trasformandosi nell’esatto opposto l’uno dell’altro. Il testo propone una continua interazione con il pubblico, una sfida per autore e regista in un momento in cui il rapporto con il regista è filtrato dagli obiettivi delle telecamere. Si indugia tra una battuta umoristica e una citazione colta alla filosofica riconsiderazione del ruolo dell’attore nella contemporanea società “liquida”. Un modo nuovo di far parlare il teatro attraverso il linguaggio televisivo. «L’autore non nasconde già dal titolo», si è trovato a sottolineare il regista Pompei, «dove affondano le sue radici, cioè nel testo beckettiano, Aspettando Godot. Un testo, quest’ultimo, che ha segnato uno spartiacque nella drammaturgia teatrale perché ha messo in crisi il comune modo di scrivere testi teatrali, mettendo al centro un paradosso o meglio un assurdo: la condizione umana». “All’umor non si comanda” si propone così come cartina tornasole del mondo in cui viviamo, della società di cui facciamo parte. «La nostra messinscena guarda a quello che sta ci accadendo intorno. In scena ci sono due attrici e due musicisti», si legge nelle note di regia. «È uno spettacolo divertente, che fa divertire anche nel senso etimologico. “Divertere”: volgere altrove, cioè allo stesso tempo crea strane associazioni di pensieri che ci rimettono di fronte le domande vitali: che senso ha quello che facciamo? È ancora il tempo di aspettare che qualcuno ci tragga in salvo? O è il tempo di rimboccarsi le maniche e agire? Ma come? Il continuo stare in movimento, l’essere indaffarati, sempre impegnati, ci fa assomigliare a dei criceti che girano dentro alla loro ruota. Non esiste più legame tra quello che pensiamo e quello che diciamo, e tra quello che diciamo e quello che facciamo».
“L’Arte non si ferma” prosegue nelle prossime settimane con altri appuntamenti sempre di giovedì e sempre alle 22.30: Il mondo alla rovescia con Silvano Torrieri (1 aprile). Il gatto con gli stivali con la regia di Mario Fracassi (8 aprile). Dove nacque Italia con regia di Marcello Sacerdote e Girolamo Botta (15 aprile). Non ditelo alle stelle di Federica Vicino (22 aprile). Se questa è un'infanzia con regia di Milo Vallone (29 aprile).