Le cascate del Prata

L'ITINERARIO

La Macera della Morte dove le regioni si uniscono 

Cascate, sentieri e paesaggi tra Abruzzo, Lazio e Marche

I Monti della Laga corrono lungo il confine tra l'Abruzzo, il Lazio e le Marche per una lunghezza complessiva di circa 24 km. La valle del Tronto divide la catena della Laga a Nord dai Monti Sibillini (via Salaria), mentre a sud la suggestiva e stretta valle del fiume Vomano la divide dal massiccio del Gran Sasso (Strada Statale 80).
Tra le tante bellissime elevazioni over-2000 del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Monte Macera della Morte (2073m) è il più settentrionale ed è un punto di triplice confine: Abruzzo, Lazio, Marche. Dalle sue pendici settentrionali, versante marchigiano, scende una cascata spettacolare che andiamo a visitare.
Il percorso è facile e molto ombreggiato, occorre attenzione perché il terreno può risultare scivoloso per l’acqua abbondante. Occorreranno circa 2,30 ore per arrivare con un dislivello complessivo di circa 600m.
Si lascia l'auto a Umito (frazione di Acquasanta Terme) vicino all’agriturismo Laga Nord. Da qui tra enormi castagni si prosegue a mezza costa, in vista del Fosso della Montagna; arrivati ad un ponte di cemento, si continua sulla sterrata che sale nel bosco e poi scende leggermente ad attraversare il Rio della Prata (45min dalla partenza). Da qui, a sinistra, un sentiero molto comodo ci porta in 20 minuti, alla base delle bellissime cascate del Prata con salti spettacolari: vedremo molta acqua durante il tragitto, come sempre sui monti della Laga, formati da rocce di arenaria impermeabili all’acqua che, dunque, scorre in superficie. Ripresa la sterrata si arriva in 15 minuti a un piccolo rifugio dove inizia il sentiero vero e proprio.
Il cammino è tutto nella faggeta, e ciò che lo rende indimenticabile è l’attraversamento di moltissimi ruscelli scroscianti, il verde accecante delle felci, del muschio e le fioriture in primavera. Dopo un po’ si costeggiano i resti di un fornetto in muratura, si guada un ruscello secondario, e ci si avvicina al Rio della Volpara che corre su levigati lastroni di arenaria. Purtroppo al momento gli scivoli sono ricoperti di tronchi di faggio venuti giù con le slavine del gennaio 2017.
Per questo motivo anche l'ultima salita che porta ad affacciarsi sull'anfiteatro dominato dalla Macera della Morte e dai suoi ripidi valloni è difficoltosa, per la presenza di migliaia di rami e fusti. Ci si deve accontentare di guardare le cascate da posizioni un po’ arrangiate senza poter arrivare alla base, come era prima del 2017. Insomma i disastri dovuti al maltempo, ai terremoti, al cambiamento climatico, colpiscono i territori anche sui nostri appennini, cambiando l’ambiente e rendendolo più fragile.
Lo spettacolo è comunque unico e il fragore delle cascate stupendo: l’acqua viene giù precipitando dai 2000m della Macera e scrocchia sulle rocce di arenaria saltando fino a valle: è bellissimo anche in mezzo ai tronchi divelti che scricchiolano incutendo un certo timore. L’acqua è ovviamente abbondante in primavera ma anche in questi autunni piovosi con neve precoce.
È ora di rientrare, in due ore saremo di nuovo al parcheggio con dentro ancora il suono dell’acqua dei nostri monti.
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