La Mingus Big Band

MUSICA

Pescara celebra i 100 anni di Charles Mingus

La rassegna "Jazz in Fall" parte venerdì 4 con Joe Lovano in trio. In programma anche i concerti di Dave Holland e della Big Band che ha il nome del «genio pazzo e arrabbiato»

PESCARA. Nelle sue vene scorreva sangue afroamericano, pellerossa, cinese ed europeo. La leggenda vuole che quando morì, il 5 gennaio 1979 a Cuernavaca, cinquantasei balene si arenarono sulla spiaggia di Acapulco. Lui aveva cinquantasei anni ed era Charles Mingus.

Il “genio pazzo arrabbiato”, conosciuto anche come The Baron, per la sua sconfinata ammirazione per “il Duca” Ellington, contrabbassista, pianista e compositore ritenuto uno dei più grandi musicisti e compositori jazz della storia della musica era nato a Nogales il 22 aprile del 1922 e Pescara città del jazz non poteva non celebrare il centenario della sua nascita e lo fa con alcuni tra i musicisti più interessanti del panorama attuale sia statunitense che europeo.

Joe Lovano con il trio guidato da Marcin Wasilewski, Dave Holland, Chris Potter, Lionel Loueke ed Eric Harland, la Mingus Big Band, Gregory Privat e Marco Guidolotti portano nel programma di Jazz in Fall – rassegna della stagione concertistica della Società del Teatro e della Musica "Luigi Barbara” – tracciato dalla direzione artistica di Lucio Fumo le tante anime che attraversano la scena attuale della musica di improvvisazione.

I concerti sono tutti in programma al teatro Massimo di Pescara, con inizio alle ore 21. Il prezzo del biglietto di ingresso è di 25 euro. Il concerto di Joe Lovano con il trio di Marcin Wasilewski apre, venerdì 4 novembre, la nuova edizione di "Jazz in Fall".

Lovano torna a Pescara insieme a una delle formazioni europee più importanti. Un incontro concepito sulle possibilità di una ricerca musicale particolare, dove il rispetto per la tradizione si fonde con l’intenzione di sondare dall’interno le sfaccettature espressive di un format classico come quello del quartetto guidato dal sassofono. L'equilibrio tra rispetto per i linguaggi del jazz e la vicinanza alle avanguardie storiche danno una connotazione precisa al percorso intrapreso con questo incontro. Una miscela concentrata ed equilibrata di lirismo e forza, applicata con convinzione e intensità a brani originali e improvvisazioni collettive.

Martedì 8 novembre, suoneranno due interpreti più giovani ed emergenti come il pianista franco martinicano Gregory Privat e il quartetto guidato dal sassofonista Marco Guidolotti. Una linea che riprende il motto con cui è ripartita la rassegna – “New Bottle, Old Wine” ripreso dal titolo di un disco di Gil Evans – e che intercetta anche una delle "ossessioni" più forti di Mingus, vale a dire quella di tramandare alle nuove generazioni il linguaggio del jazz e, in generale, della musica.

Mercoledì 9 novembre, Dave Holland dimostra ancora una volta la sua visione aperta e innovativa del jazz con un progetto di grande spessore, realizzato insieme a musicisti di assoluto valore e grande esperienza come il sassofonista Chris Potter, il chitarrista Lionel Loueke e il batterista Eric Harland.

Si chiude mercoledì 15 novembre con la Mingus Big Band, gruppo che conserva e rilancia la musica, la figura e le tante anime espressive di Mingus. Una celebrazione diventata a sua volta uno “spazio creativo”, un volano per moltiplicare nel presente e nel futuro il senso della storia. Al suo interno trovano posto diversi musicisti che abbiamo apprezzato come leader di formazioni e che riconoscono, a loro volta, nel messaggio di Mingus una linea da sviluppare e rimodulare.

La formazione, voluta da Sue Mingus, ha portato avanti in maniera coraggiosa e costante il proprio impegno, suonando in residenze settimanali continuative nei diversi locali di New York. Memoria e rielaborazione, sguardo in avanti e attenzione alle radici convivono in un'esperienza sempre più forte e consistente, collettiva e democratica come molta della musica del suo ispiratore, un'esperienza pensata per far nascere nuove idee dalla tradizione, capace di farsi tradizione esso stesso e di rimanere in movimento attraverso lo stile e le caratteristiche degli interpreti che si sono avvicendati negli anni.