L'ITINERARIO
Sulle Gole di Celano fino al Prato del Popolo
Si parte dalla Valle d’Arano per salire in vetta al Monte Savina
La Valle d’Arano odora di scampagnate, di cocomeri messi al fresco nel torrente Foce, di corse sul prato, di fragole e ribes, di nocciole e gigli: siamo ad Ovindoli, dentro la mia infanzia, fatta di famiglie numerose e voglia di stare all’aria aperta. Ci torno ogni anno, a godere del fresco d’estate o del gelo d’inverno.
Oggi partiamo proprio dalla strada che costeggia a ovest la valle d’Arano e percorriamo la carrareccia per 3 km, fino a giungere ad un fontanile e attigua area pic-nic. Da qui si imbocca il sentiero 12A che si inerpica nel bosco di faggi e diviene quasi pianeggiante: è l’antica via Romana, che collegava la via Valeria nella Marsica con la vallata di Aveja, scavata nella roccia e a tratti sorretta da mura poligonali a secco.
Il sentiero su un letto di foglie corre a picco sulle profondissime gole di Celano: e sì, siamo sulle pendici della montagna che costeggia ad Est uno dei canyon più belli del nostro Abruzzo. Il cammino è veramente bellissimo ma bisogna superare con un po’ di attenzione una frana che ha scavato un canalino interrompendo il sentiero. Una volta superato l’ostacolo si prosegue con vari e facili saliscendi fino ad affacciarsi sul Fucino e il paese di Aielli. La veduta, nonostante l’altitudine sia piuttosto contenuta (1.500 metri circa), è sbalorditiva: lo sguardo percorre i precipizi delle gole, i boschi fittissimi, Prato Cerro, il Monte Secino (1506 metri), e quasi d’improvviso la piana coltivata dove mi piace immaginare il lago che non c’è più.
Poco prima dell’affaccio sulla sinistra parte un sentiero che porta sulla cresta sovrastante (sentiero 13A). Si comincia a salire ripidamente ma la fatica è ripagata dalla vista mozzafiato dei Piani d’Arano dall’alto, del magnifico Monte Tino (Serra di Celano) da una prospettiva inaspettata e ancora la Serra dei Curti frastagliata e affascinante.
Tra rocce e sassi si arriva a 1.750 m dove si avvista la croce di vetta. Salirvi non è banale, bisogna superare un passaggio su roccia aiutandosi con le mani, poi si vola fino alla croce (1.818 m). La vista sul versante occidentale del Sirente stupisce per la diversità con quella orientale: rocciosa, ripida e a picco quest’ultima, morbida e piena di dossi quella che abbiamo davanti. Con la prima neve tutto diviene misterioso e mette in evidenza prominenze nuove a cartelli vecchi. Dopo la sosta si riparte per un crinale mai banale, vertiginoso quanto basta per non farci distrarre mai. Dopo la vetta del Monte Savina (1.760 m) si comincia a scendere sul bellissimo verde del Prato del Popolo.
L’escursione volge quasi al termine, mancano solo 4 km di facile carrareccia in discesa (sentiero 13) per tornare al punto di partenza (17 km, 7-8 ore totali), dunque prendiamoci un momento per guardarci attorno e godere di tante valli, rilievi, prati, boschi, odore di cervi, di fiori che dormono, di neve che sta quasi per sommergerci. Arriva l’inverno e al Prato del Popolo potrete arrivare facilmente con le ciaspole. Fatelo, mi ringrazierete. In mezzo al quel bianco accecante e ai panorami lunghissimi e colorati, i pensieri pesanti si perdono e torna la leggerezza dell’infanzia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Oggi partiamo proprio dalla strada che costeggia a ovest la valle d’Arano e percorriamo la carrareccia per 3 km, fino a giungere ad un fontanile e attigua area pic-nic. Da qui si imbocca il sentiero 12A che si inerpica nel bosco di faggi e diviene quasi pianeggiante: è l’antica via Romana, che collegava la via Valeria nella Marsica con la vallata di Aveja, scavata nella roccia e a tratti sorretta da mura poligonali a secco.
Il sentiero su un letto di foglie corre a picco sulle profondissime gole di Celano: e sì, siamo sulle pendici della montagna che costeggia ad Est uno dei canyon più belli del nostro Abruzzo. Il cammino è veramente bellissimo ma bisogna superare con un po’ di attenzione una frana che ha scavato un canalino interrompendo il sentiero. Una volta superato l’ostacolo si prosegue con vari e facili saliscendi fino ad affacciarsi sul Fucino e il paese di Aielli. La veduta, nonostante l’altitudine sia piuttosto contenuta (1.500 metri circa), è sbalorditiva: lo sguardo percorre i precipizi delle gole, i boschi fittissimi, Prato Cerro, il Monte Secino (1506 metri), e quasi d’improvviso la piana coltivata dove mi piace immaginare il lago che non c’è più.
Poco prima dell’affaccio sulla sinistra parte un sentiero che porta sulla cresta sovrastante (sentiero 13A). Si comincia a salire ripidamente ma la fatica è ripagata dalla vista mozzafiato dei Piani d’Arano dall’alto, del magnifico Monte Tino (Serra di Celano) da una prospettiva inaspettata e ancora la Serra dei Curti frastagliata e affascinante.
Tra rocce e sassi si arriva a 1.750 m dove si avvista la croce di vetta. Salirvi non è banale, bisogna superare un passaggio su roccia aiutandosi con le mani, poi si vola fino alla croce (1.818 m). La vista sul versante occidentale del Sirente stupisce per la diversità con quella orientale: rocciosa, ripida e a picco quest’ultima, morbida e piena di dossi quella che abbiamo davanti. Con la prima neve tutto diviene misterioso e mette in evidenza prominenze nuove a cartelli vecchi. Dopo la sosta si riparte per un crinale mai banale, vertiginoso quanto basta per non farci distrarre mai. Dopo la vetta del Monte Savina (1.760 m) si comincia a scendere sul bellissimo verde del Prato del Popolo.
L’escursione volge quasi al termine, mancano solo 4 km di facile carrareccia in discesa (sentiero 13) per tornare al punto di partenza (17 km, 7-8 ore totali), dunque prendiamoci un momento per guardarci attorno e godere di tante valli, rilievi, prati, boschi, odore di cervi, di fiori che dormono, di neve che sta quasi per sommergerci. Arriva l’inverno e al Prato del Popolo potrete arrivare facilmente con le ciaspole. Fatelo, mi ringrazierete. In mezzo al quel bianco accecante e ai panorami lunghissimi e colorati, i pensieri pesanti si perdono e torna la leggerezza dell’infanzia.
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