L'AQUILA
Addio Del Grande, professore del rugby
L’allenatore e giocatore artefice dei primi due scudetti si è spento a 89 anni. Insegnò all’Itis
L’AQUILA. In tanti questa mattina, nella basilica di Collemaggio, hanno voluto rendere l'ultimo saluto a Sergio Del Grande, allenatore e giocatore di rugby, artefice dei primi due scudetti, morto ieri a 89 anni.
Era il 30 marzo del 2017, l’allora sindaco Massimo Cialente stava premiando con la medaglia della municipalità gli atleti che, cinquant’anni prima, avevano conquistato il primo scudetto con i colori neroverdi dell’Aquila rugby. Quel giorno, Sergio Del Grande fu chiamato due volte. Come allenatore, insieme ai fratelli Carlo e Gaetano, giocatore in quel gruppo di straordinari atleti che riuscirono nell’impresa di portare all’Aquila il primo dei cinque scudetti che impreziosiscono il salone del Museo del rugby a Centi Colella.
Sergio Del Grande è scomparso ieri, lasciando dietro di sé una traccia indelebile non solo per le sue imprese in campo sportivo, ma anche per aver educato ai valori del rugby generazioni di giovani atleti.
Docente dell’Itis e appassionato di montagna, guida del Cai, un vero maestro, nel rugby e nella vita, c’è chi, quando parlava di Del Grande, lo definiva “Monsieur le rugby”. Un giorno, ricorda un amico, «armato di vernice e pennello ritratteggiò il sentiero Cai fino al Corno Grande, per poi passare la notte al rifugio Garibaldi».
William Giordano (Anpi) ricorda come Del Grande fosse vicino ai valori partigiani: «Ogni anno partecipava alle commemorazioni del 25 aprile».
La Federazione italiana rugby ricorda che Del Grande, tra il gennaio e il maggio 1972, era stato chiamato a guidare la Nazionale, condividendo il ruolo di tecnico e selezionatore con Gianni Del Bono e Umberto Levorato, guidando l’Italia in 4 test match di Coppa Europa, con una vittoria, una sconfitta e due pareggi.
Il vicepresidente vicario e capo delegazione della Nazionale, Giorgio Morelli, l’ha voluto ricordare come «un punto di riferimento, un autentico Maestro del gioco. Fu il demiurgo di un gioco arioso, entusiasmante, di grande ritmo che ben si addiceva alle caratteristiche degli atleti del primo scudetto aquilano. Condividevamo la passione per la montagna, di cui Sergio, attivista del Cai, era esperto e innamorato. L’Aquila perde una delle figure storiche del proprio panorama sportivo, ma il lascito di Del Grande continuerà a ispirare il rugby aquilano per molti anni a venire».
Il sindaco Pierluigi Biondi scrive: «La sua passione e la sua competenza sono un segno indelebile nella storia del rugby aquilano: i successi di cui è stato protagonista hanno inaugurato un’epopea». Del Grande lascia la figlia Stefania, la sorella Erminia, il fratello Carlo. (r.p.)