Alloggi popolari da ricostruire: i lavori non partono

La denuncia di Rapagnà: «Le risorse economiche ci sono ma i cantieri sono al palo e gli assegnatari restano sfollati»
L’AQUILA. Il punto sulla «non ricostruzione della quasi totalità degli edifici e delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica». A farlo è stato Pio Rapagnà, coordinatore regionale del Mia Casa, in un incontro che si è tenuto all’Auditorium del Parco del Castello.
«A sette anni trascorsi dal terremoto, nonostante le risorse economiche necessarie siano state messe a disposizione dei “soggetti attuatori” sin dal 15 agosto 2009, la ricostruzione pesante della maggior parte del patrimonio abitativo pubblico dichiarato “inagibile” non è stata ancora avviata dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche, dall’Ater e dal Comune dell’Aquila, quali principali ed esclusivi “soggetti attuatori”. Inutile nascondere all’opinione pubblica e ai cittadini ancora sfollati», ha detto Rapagnà, «che la situazione è seria e rischia di precipitare sul piano della coesione sociale, della fiducia nel futuro e nelle istituzioni rappresentative e di governo del territorio». Ragione per la quale Rapagnà, dopo l’iniziativa, ha incontrato alcune delegazioni degli stessi inquilini e assegnatari delle case Ater e del Comune dell’Aquila ancora sfollati negli alloggi del “Progetto Case e nei Map, «per riflettere e intraprendere altre opportune iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei soggetti responsabili della ricostruzione e di stimolo verso le istituzioni regionali e nazionali».
Nel corso dell’incontro Rapagnà ha parimenti constatato, che le abitazioni di edilizia residenziale pubblica di proprietà del Comune dell’Aquila, non ancora ricostruite e messe in sicurezza sismica, si trovano in via Milonia; via degli Orsini, via Giovanni Di Vincenzo e nella frazione di San Gregorio.
«Adesso», ha concluso Rapagnà, «chi doveva ricostruire le case popolari dell’Ater, quelle dell’ex-Incis e quelle del Comune dell’Aquila, deve spiegare i motivi per i quali non lo ha ancora fatto e il perché di questa storia dei soldi che non ci sono viene tirata fuori ogni volta che gli inquilini e gli assegnatari protestano per questa vergogna e quest’ingiustizia che sono stati costretti a subire, e subiscono ancora oggi, a oltre sette anni dal terremoto».
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