Ballottaggio, scontro sul patto saltato Pd-Fli

Pdl e Verini accusano: promesse di posti in enti pubblici. Cialente: tutto alla luce del sole

L'AQUILA. Accordi preelettorali non rispettati, poltrone da assegnare, posti in enti pubblici promessi in cambio di appoggio elettorale. C'è anche questo nella polemica nata ieri quando ai media sono arrivati due "documenti": una e-mail spedita dopo il primo turno delle amministrative dal sindaco Cialente a Daniele Toto coordinatore regionale di Fli e un accordo messo nero su bianco prima del 5 maggio sottoscritto dallo stesso Daniele Toto e da Silvio Paolucci (segretario regionale Pd).

L'intesa iniziale era che, nel caso Cialente fosse andato al ballottaggio, Enrico Verini con la sua lista si sarebbe "apparentato" in cambio di posti in giunta e cariche remunerative per uomini di Fli (fra cui Luigi Faccia) in enti in cui il Comune ha posti nei consigli direttivi. Gli accordi non sono stati poi rispettati: prima sarebbe saltato l'apparentamento per la contrarietà di alcune liste che appoggiano Cialente e poi è svanito anche l'accordo politico. La cosa ha mandato su tutte le furie Verini che ieri ha diffuso una nota con accuse pesanti verso Cialente. Alle accuse di Verini si aggiungono quelle del Pdl. «Se gli scambi epistolari tra Toto, Paolucci e il sindaco dell'Aquila Cialente, fossero confermati - dice il consigliere regionale Chiavaroli - è chiaro che saremmo di fronte ad un becero "voto di scambio". Ma non spetta a me giudicare questo aspetto, saranno semmai gli elettori aquilani ed abruzzesi a farlo. Tuttavia - prosegue - la vicenda dovrebbe far riflettere su coloro che hanno sempre invocato una "nuova" etica in politica, una superiorità deontologica e generazionale, ergendosi a paladini della legalità e che invece dimostrano quanto il rinnovamento della politica stessa si testimoni giorno per giorno solo attraverso comportamenti concreti - pubblici e privati - improntati al solo ed esclusivo interesse collettivo; comportamenti che invece il Pdl e il governo Chiodi da tempo stanno dimostrando di perseguire nella nostra regione».

Il sindaco uscente non ha potuto fare a meno di intervenire (nessuno ha smentito la veridicità dei documenti) e in una nota ha scritto: «L'accordo di apparentamento era nato a Pescara, io invece ho provato a proporre un accordo politico, offrendo, in risposta alle sollecitazioni del segretario regionale Toto, postazioni di governo, come è giusto che sia, perché chi è in maggioranza programmatica è giusto che abbia anche responsabilità dirette e chiare. Successivamente ho parlato anche con Verini per trovare questo accordo, ma sul mio programma e senza accettare alcun altra proposta. Questo accordo non c'è stato, soprattutto sull'unico punto che mi distingue da De Matteis, che credo non abbia un programma: via il commissario Chiodi e via Fontana e la Struttura Tecnica di Missione, il giorno dopo la mia elezione. Con Verini non ho trovato l'accordo. Io quando ho scritto e firmato, sapevo che mi sarei potuto esporre a ricatti, lo stesso Verini mi ha più volte detto e ripetuto che avrebbe pubblicato la lettera da me inviata a Toto. Ma io gioco alla luce del sole e non temo ricatti. Tra l'altro, le cose dell'Aquila le decidiamo noi, all'Aquila. Io della coerenza faccio una bandiera. Il fatto che Verini oggi stia con De Matteis, e ieri avrebbe potuto invece schierarsi con me, dimostra che si tratta di una persona che non ha categorie di valori e programmatiche di fondo, ma cerca posti e basta».

A sostenere Cialente interviene il segretario regionale Pd, Silvio Paolucci. «Non c'erano accordi sulla città dell'Aquila. Con il Terzo Polo è in corso un dialogo costruttivo sull'idea di futuro che abbiamo dell'Abruzzo, delle sue amministrazioni locali, delle città principali e dei piccoli centri: un dialogo aperto ed alla luce del sole».
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