Casalesi, appalto dell’arrestato ai raggi X

Il costruttore è stato catturato all’Aquila dove lavora nella ricostruzione su ordine dell’Antimafia di Napoli

L’AQUILA. L’arresto del costruttore di Casal di Principe, Fabio Monaco, 39 anni, considerato dagli investigatori della Dda di Napoli, persona «contigua» al clan dei Casalesi, ha confermato i sospetti per i quali non si fermano le infiltrazioni malavitose negli appalti post-terremoto. Monaco, infatti, è stato catturato all’Aquila, in quanto la sua impresa sta svolgendo lavori di ristrutturazione in un cantiere. L’uomo è finito nel carcere delle Costarelle, in attesa di essere ascoltato dai magistrati, in quanto ritenuto responsabile di un tentato omicidio, nel 2001, nel Casertano, commesso insieme ad Alessandro Cirillo, pure lui in cella. Cirillo agiva nella veste di mandante essendo già introdotto tra i Casalesi, e Monaco, in qualità di «specchiettista». Egli avrebbe avuto il compito di individuare la vittima del tentato omicidio, incarico che, se ben portato a termine, gli avrebbe garantito l’affiliazione al clan camorristico. Questa, dunque, è la tesi della magistratura napoletana.

Ora le indagini locali mirano a sapere due cose. Come il sospettato possa avere ottenuto qualche appalto nella ricostruzione, a fronte di controlli preventivi che sono stati previsti e, inoltre, come potesse detenere nell’abitazione aquilana dove è stato catturato, una pistola calibro 9 con cinquanta proiettili. Va ricordato, infatti, che gli sono state contestate anche la detenzione abusiva della pistola e la ricettazione della medesima arma di fabbricazione ceca e con la matricola cancellata. La pistola è spuntata fuori in seguito alla perquisizione che i carabinieri dell’Aquila e di Napoli hanno fatto nella casa dove il sospettato viveva insieme a un gruppo di corregionali, alcuni dei quali forse operai della sua ditta edile. Queste persone, ovviamente, sono state interrogate dagli investigatori.

La preoccupazione, ora, è quella di verificare se la pistola sia stata adoperata per qualche delitto. Tutto questo a fronte di una considerazione non secondaria riguardante il timore che in città ci sia una circolazione di armi incontrollata. Non è dato sapere, infatti, dopo il terremoto, quanti sono stati i furti di armi nelle abitazioni inagibili. Un aspetto inquietante che fa il paio con l’omicidio della coppia albanese avvenuto all’Aquila il 17 gennaio. Infatti l’arma usata in quell’occasione dall’assassino è stata rubata e l’indagato, Bruno Kapplani, ex marito della donna uccisa, non ha voluto rivelarne la provenienza.

Tornando all’arresto dell’aspirante camorrista, ci sarà in settimana l’interrogatorio di garanzia, probabilmente per rogatoria, da parte dei giudici aquilani, ma probabilmente l’audizione riguarderà soltanto i fatti avvenuti in Campania per i quali è stato arrestato e non le vicende aquilane ancora tutte da dipanare. La lotta contro le infiltrazioni malavitose negli appalti, e soprattutto nei subappalti, vede in prima linea la prefettura che ha emesso numerose interdittive a ditte sospette ma forse non basta. Del resto anche i magistrati antimafia non hanno mai negato l’abilità di certi soggetti nell’aggirare le ferree norme con il gioco dei prestanome. E i Casalesi, da sempre, sono ritenuti la gang più aggressiva per gli appalti post-sisma.

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