«Centro San Marco, ombre sul futuro»
Il sindaco di Calascio: nato per rilanciare la pastorizia oggi se ne vogliono fare altri usi
CALASCIO. Una lettera aperta al vicepresidente della Regione Giovanni Lolli e al sottosegretario Paola De Micheli. A scriverla è il sindaco di Calascio e presidente della comunità del Parco Gran Sasso- Monti della Laga, Antonio Matarelli, che chiede di conoscere il futuro del centro sperimentale San Marco, situato nel comune di Castel del Monte. «Un centro nato come scelta politica dell’allora ministro dell’Agricoltura Lorenzo Natali», ricorda Matarelli, «col preciso intento di rilanciare il versante meridionale del Gran Sasso con l’attività della pastorizia, che per secoli ha rappresentato la forza economica e occupazionale dell’intero territorio. L’idea di Natali era quella di una rilettura dell’attività pastorale in una visione moderna, la cui prima, imprescindibile fase non poteva essere che quella di un esperimento in fase didattica di un progetto teso alla selezione delle specie ovine». Progetto che, secondo Matarelli «non ebbe seguito poiché chi era deputato alla sua attuazione mutò il principio ispiratore, trasformandolo in un’attività dannosa: una masseria con un imponente numero di capi ovini, il cui frutto economico-produttivo non si è mai avuto. Con l’aggravante che i pastori locali hanno dismesso la loro attività armentizia per essere assunti come dipendenti del centro pilota del ministero dell’Agricoltura. Pur non condividendo questa scelta, posso dire che un residuale risultato si è avuto: quello di dare lavoro a qualche famiglia e arginare il fenomeno dello spopolamento del territorio». Matarelli chiede lumi sulla proposta, per ora ufficiosa, del ministero dell’Agricoltura di destinare una piccola porzione del centro San Marco, ormai in disuso, a museo della pastorizia. «Quale senso può avere un museo con foto e diapositive in aperta campagna, distante dai centri abitati? E chi dovrebbe gestirlo?», dice Matarelli. «Non di secondaria inutilità e dannosità economica è il “punto di conferimento della lana” pensato e realizzato dal Parco, in altri spazi del centro ovino San Marco, teso allo smaltimento e all’ammasso della lana proveniente dalla tosatura degli ovini, non commerciabile per scarso valore e ritenuta materiale inquinante. La questione», conclude, «va posta in un'ottica territoriale provinciale, da gestire nell’ambito settoriale della pastorizia con gli armentari e le associazioni di categoria, come Cia, Coldiretti, Uci. Una proposta potrebbe essere l’assegnazione dell’intera struttura San Marco, in comodato d’uso gratuito, agli operatori zootecnici per attività di settore o collaterali».
Monica Pelliccione
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