«Con Giorgia vince la vita»
E’ di Paganica la prima nata dopo il sisma: in culla ha il numero 13
PESCARA. Gli occhi azzurri di Romina Carrozza possono finalmente liberare la gioia mentre porta al petto la sua piccola Giorgia: 2 chili e 800 grammi di tenerezza. E’ venuta alla luce alle 16,15 di ieri pomeriggio all’ospedale di Pescara ed è la prima aquilana nata dopo il terremoto, la metafora della vita e della morte che si rincorrono. Romina aveva programmato il parto cesareo per lunedì mattina all’ospedale dell’Aquila. Doveva essere in una sala operatoria del San Salvatore quel maledetto 6 aprile, e invece si è ritrovata su un elicottero del 118 che la trasportava d’urgenza a Pescara.
Lei volava e dall’alto non si scorgevano che macerie e la terra continuava a tremare. Nella camera numero “13” del reparto neonatologia dello Spirito Santo c’è anche il papà della neonata a stringersi accanto alla moglie e alla figlioletta, come se volesse ancora proteggerle dal peggio.
Marco Casinova faceva il fornaio a Paganica. I muri esterni della casa della giovane coppia sono ancora in piedi, ma all’interno è tutto distrutto: «Oggi hanno fatto un sopralluogo i vigili urbani, è crollato anche il solaio». L’altro figlioletto della giovane coppia, di 6 anni e mezzo, è al sicuro con i nonni. «Mia moglie» racconta Marco Casinova «era già ricoverata da sabato all’ospedale dell’Aquila perché lunedì avrebbe dovuto fare il cesareo. La notte del terremoto io ero con i miei a Paganica. All’una e venti, dopo la prima forte scossa, siamo usciti tutti di casa e questo probabilmente ci ha salvati. Mio padre ha due roulotte nella casa di campagna. Ho detto ai miei: “basta, io qui non ci sto più”. Alle 3,20, dopo la seconda scossa, ho chiamato mia moglie in ospedale e mi sono precipitato da lei. L’hanno messa subito su un elicottero per trasportarla a Pescara. Le sale operatorie dell’ospedale dell’Aquila non erano più agibili. Alle 16,15 è nata la nostra bambina».
«Sono felice, adesso sì» dice lasciandosi andare a un tenue sorriso Romina Carrozza. «E’ stata un’esperienza bruttissima, inimmaginabile. Per come si erano messe le cose possiamo davvero dire di essere stati fortunati».
Al centro di ascolto della Caritas, nell’atrio dell’ospedale, due volontarie sono alle prese con i familiari che accompagnano degenti e traumatizzati giunti dal capoluogo aquilano. Ieri a cercare una parola di conforto c’era anche una madre disperata. La sua ragazza, una studentessa di 21 anni, è rimasta schiacciata sotto le mecerie della sua abitazione dell’Aquila: ha una grave lesione al midollo ed è stata sottoposta dai chirurghi di Pescara a un intervento durato 10 ore.
Sonia, 42 anni, due bambini, è in un lettino del reparto ortopedia con al fianco il marito e il fratello: ha una doppia frattura scomposta al piede sinistro. La sua casa di Sant’Elia, una contrada nei pressi di Onna, è andata distrutta. «E’ crollato il soffitto mentre scappavano», racconta il fratello, «lei è rimasta ferita ed è stata trasportata d’urgenza a Pescara in elicottero per essere operata. Era entrata nella casa nuova appena ristrutturata sabato scorso. Gli altri bambini di 12 e 13 anni sono rimasti a L’Aquila con i nonni. Hanno dormito in macchina».
Simonetta, 37 anni, residente a Paganica, è seduta su una barella nell’atrio dell’ospedale di Pescara. Incinta al terzo mese, è stata appena sottoposta ad un esame diagnostico. Accanto a lei c’è il marito, Angelo, consigliere provinciale all’Aquila e la sorella, Angela, giornalista, residente all’Aquila: «Abbiamo raccolto tutta la nostra famiglia, quattordici persone in tutto, e siamo venuti qui», spiega Angela. «Siamo alloggiati all’hotel Holiday, sul lungomare Colombo. Non abbiamo niente, solo i vestiti che indossavamo quando c’è stato il terremoto». Angela ha appena fatto in tempo a calarsi dalla finestra mentre la sua casa, nei pressi della villa comunale, ondeggiava paurosamente prima di venire giù. Ha preso da una mano la figlia sedicenne, le ciabatte della ragazza, e si è precipitata in strada, scalza. La sorella Simonetta lavora in banca. Un anno fa ha perso il bambino che portava in grembo. E’ un po’ turbata, ma ha attorno a sé i sanitari e le caposale dell’ospedale a rassicurarla. Prima di lasciare la città hanno raccolto tutti i parenti all’Aquila, Paganica, Assergi. Alcuni sono anziani e ammalati. Il marito di Simonetta si è preoccupato subito di mettere al sicuro la famiglia «ma ora devo rientrare all’Aquila», spiega, «per prestare soccorso lì».
Si va e si torna. I telefonini squillano continuamente, e non sono mai belle notizie. All’Hotel Holiday arrivano i primi aiuti. Chi può fa qualcosa. Il cuore di Pescara c’è.
Lei volava e dall’alto non si scorgevano che macerie e la terra continuava a tremare. Nella camera numero “13” del reparto neonatologia dello Spirito Santo c’è anche il papà della neonata a stringersi accanto alla moglie e alla figlioletta, come se volesse ancora proteggerle dal peggio.
Marco Casinova faceva il fornaio a Paganica. I muri esterni della casa della giovane coppia sono ancora in piedi, ma all’interno è tutto distrutto: «Oggi hanno fatto un sopralluogo i vigili urbani, è crollato anche il solaio». L’altro figlioletto della giovane coppia, di 6 anni e mezzo, è al sicuro con i nonni. «Mia moglie» racconta Marco Casinova «era già ricoverata da sabato all’ospedale dell’Aquila perché lunedì avrebbe dovuto fare il cesareo. La notte del terremoto io ero con i miei a Paganica. All’una e venti, dopo la prima forte scossa, siamo usciti tutti di casa e questo probabilmente ci ha salvati. Mio padre ha due roulotte nella casa di campagna. Ho detto ai miei: “basta, io qui non ci sto più”. Alle 3,20, dopo la seconda scossa, ho chiamato mia moglie in ospedale e mi sono precipitato da lei. L’hanno messa subito su un elicottero per trasportarla a Pescara. Le sale operatorie dell’ospedale dell’Aquila non erano più agibili. Alle 16,15 è nata la nostra bambina».
«Sono felice, adesso sì» dice lasciandosi andare a un tenue sorriso Romina Carrozza. «E’ stata un’esperienza bruttissima, inimmaginabile. Per come si erano messe le cose possiamo davvero dire di essere stati fortunati».
Al centro di ascolto della Caritas, nell’atrio dell’ospedale, due volontarie sono alle prese con i familiari che accompagnano degenti e traumatizzati giunti dal capoluogo aquilano. Ieri a cercare una parola di conforto c’era anche una madre disperata. La sua ragazza, una studentessa di 21 anni, è rimasta schiacciata sotto le mecerie della sua abitazione dell’Aquila: ha una grave lesione al midollo ed è stata sottoposta dai chirurghi di Pescara a un intervento durato 10 ore.
Sonia, 42 anni, due bambini, è in un lettino del reparto ortopedia con al fianco il marito e il fratello: ha una doppia frattura scomposta al piede sinistro. La sua casa di Sant’Elia, una contrada nei pressi di Onna, è andata distrutta. «E’ crollato il soffitto mentre scappavano», racconta il fratello, «lei è rimasta ferita ed è stata trasportata d’urgenza a Pescara in elicottero per essere operata. Era entrata nella casa nuova appena ristrutturata sabato scorso. Gli altri bambini di 12 e 13 anni sono rimasti a L’Aquila con i nonni. Hanno dormito in macchina».
Simonetta, 37 anni, residente a Paganica, è seduta su una barella nell’atrio dell’ospedale di Pescara. Incinta al terzo mese, è stata appena sottoposta ad un esame diagnostico. Accanto a lei c’è il marito, Angelo, consigliere provinciale all’Aquila e la sorella, Angela, giornalista, residente all’Aquila: «Abbiamo raccolto tutta la nostra famiglia, quattordici persone in tutto, e siamo venuti qui», spiega Angela. «Siamo alloggiati all’hotel Holiday, sul lungomare Colombo. Non abbiamo niente, solo i vestiti che indossavamo quando c’è stato il terremoto». Angela ha appena fatto in tempo a calarsi dalla finestra mentre la sua casa, nei pressi della villa comunale, ondeggiava paurosamente prima di venire giù. Ha preso da una mano la figlia sedicenne, le ciabatte della ragazza, e si è precipitata in strada, scalza. La sorella Simonetta lavora in banca. Un anno fa ha perso il bambino che portava in grembo. E’ un po’ turbata, ma ha attorno a sé i sanitari e le caposale dell’ospedale a rassicurarla. Prima di lasciare la città hanno raccolto tutti i parenti all’Aquila, Paganica, Assergi. Alcuni sono anziani e ammalati. Il marito di Simonetta si è preoccupato subito di mettere al sicuro la famiglia «ma ora devo rientrare all’Aquila», spiega, «per prestare soccorso lì».
Si va e si torna. I telefonini squillano continuamente, e non sono mai belle notizie. All’Hotel Holiday arrivano i primi aiuti. Chi può fa qualcosa. Il cuore di Pescara c’è.