ABRUZZO / L'APPROFONDIMENTO 1
Dal Marocco per salvare i raccolti: perché? "Sono già specializzati e gli italiani non ci sono"
Quest'anno sono già 330 i lavoratori agricoli stranieri nel Fucino e in altre regioni. Roselli (Coldiretti L'Aquila): "La nostra selezione online è andata deserta". E coloro che prendono il reddito di cittadinanza devono scegliere e ci rinunciano
L'AQUILA. Arrivano dal Marocco per mettere in salvo l'orto d'Italia, grazie alla loro esperienza maturata sui campi anno dopo anno e alla manodopera altamente qualificata. Ortaggi e patate, raccolti nella piana del Fucino e distribuiti in tutta Italia e in Europa, senza operatori agricoli stranieri rischiano di marcire nelle campagne. Tutto questo perché gli italiani sono restii a questo tipo di lavoro: nonostante l'avvio della piattaforma della Coldiretti "Jobincountry" infatti quest'anno nessuna adesione è arrivata dall'Abruzzo o dal resto della nazione.
Un copione che si ripete. Anche lo scorso anno, quando è stato attivato per la prima volta il corridoio verde Italia-Marocco facendo arrivare in totale circa 500 stagionali con l'obiettivo di salvaguardare un comparto strategico per la Marsica e per l’intero Abruzzo, poche furono le adesioni alla selezione pubblica lanciata dagli imprenditori della filiera agricola per cercare la forza lavoro qualificata. Alcuni italiani, probabilmente senza esperienza, dopo i primi, faticosi giorni di lavoro nei campi, rinunciarono all'impiego e al compenso.
Quest'anno, come fa sapere il direttore di Coldiretti L'Aquila Domenico Roselli, le selezioni aperte sul portale online "Jobincountry" sono andate deserte. Nei giorni scorsi, quindi, grazie alla collaborazione avviata con la Farnesina e con l'ambasciata italiana a Rabat, sono atterrati in Abruzzo i primi voli charter con a bordo gli stagionali stranieri: una task force formata da 189 lavoratori, di cui 175 destinati alle 45 aziende agricole del Fucino e arrivati a Pescara grazie a Confagricoltura L'Aquila, e un'altra infornata organizzata da Coldiretti L'Aquila fatta di 142 lavoratori, diretti in parte ad Avezzano e nel resto della Marsica e in parte nelle campagne di Aosta, Piacenza, Rovigo, Verona e Mantova. Questi ultimi stanno osservando il periodo di quarantena (10 giorni, come stabilito nell'ultima circolare del Ministero) dopo il tampone fatto alla partenza e quello ripetuto al termine dell'isolamento fiduciario, se tutto dovesse andare come da programma, potrebbero prendere servizio già sabato 1° maggio, giornata di festa nazionale.
Il dibattito sull'utilizzo della manodopera straniera, al posto di quella locale, è spesso argomento di scontro politico e di contrapposizioni. Ma la retorica anti-immigrati si aggiunge, in questo caso, alle difficoltà burocratiche determinate, come rileva la Coldiretti, dalla mancata proroga per il 2021 della possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Possibilità che, invece, se sfruttata al meglio, consentirebbe di recuperare migliaia di posti di lavoro nelle aziende agricole italiane. "In questo caso - spiega il direttore Coldiretti L'Aquila, Domenico Roselli - gli operatori agricoli arrivati per salvare i raccolti del Fucino non sono dei semplici braccianti, ma figure altamente specializzate che fanno questo lavoro da anni e hanno quindi maturato un'esperienza tale che difficilmente si può trovare tra gli italiani. Sono trattoristi, operai in grado di usare particolari macchinari per la semina e la raccolta delle patate. L'anno scorso, tramite la nostra piattaforma, sono stati chiamati anche gli italiani, ma quest'anno la selezione non ha sortito effetti".
Dai dati diffusi dalle associazioni di categoria emerge anche che i contratti di assunzione a tempo determinato prevedono stipendi dai 1200 a 2mila euro mensili, a seconda delle specializzazioni. Non male per chi ha bisogno di guadagnare. Ma un altro problema che fa sì che vi siano zero italiani nei campi riguarda, secondo Roselli, le misure di sicurezza da rispettare durante la pandemia: "Per formare queste professionalità e spiegare loro cosa fare e come manovrare i macchinari agricoli - aggiunge - bisogna fare formazione in presenza e rimanere gli uni vicini agli altri. Ma così verrebbe meno il mantenimento del distanziamento. E' più funzionale servirsi di chi è già esperto e ha una professionalità affinata in diversi anni di esperienza. Molti dei nostri operatori stranieri, ad esempio, vista l'emergenza sanitaria quest'anno hanno preferito trattenersi nella Marsica ed evitare così il blocco delle frontiere. Qui hanno casa in affitto, alcuni hanno portato anche le loro famiglie. La Asl ha a disposizione i loro indirizzi e quindi può effettuare tutti i controlli e verificare il rispetto dell'isolamento fiduciario".
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