"Era un’operazione strana"Appalto pilotato, così Marzetti ha risposto al pm
"Era un’operazione strana". Così, davanti al pm, l’ex manager dell’Asl dell’Aquila Roberto Marzetti ha ricostruito il tentativo di pilotare un bando regionale per aggiudicarsi un appalto da 10-12 milioni nell’ambito della ricostruzione, con l’accordo dell’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni. Intanto, ieri l’ex assessore regionale Italo Mileti e l’imprenditore Claudio D’Alesio sono stati posti ai domiciliari
PESCARA. «Mi ero reso conto che sui fondi dell’assicurazione, 47 milioni di euro, era in corso un’operazione strana. Così, ho adottato due delibere per vincolare i soldi alla ristrutturazione degli immobili danneggiati e in questo modo ho vincolato anche il mio successore. Certo, le delibere possono essere modificate, ma chi lo dovesse fare si assumerebbe una precisa responsabilità».
E’ il 7 ottobre scorso e davanti al pm Gennaro Varone, il manager dell’Asl dell’Aquila Roberto Marzetti, fresco di siluramento e indagato per corruzione, confeziona la sua difesa. La strana operazione è quella del presunto gruppo di lobbisti «spregiudicati» che, secondo l’accusa, volevano pilotare un bando regionale per aggiudicarsi un appalto da 10-12 milioni di euro nell’ambito della ricostruzione con l’accordo dell’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni, pure sotto inchiesta per corruzione.
Giusto un mese dopo, il magistrato fa partire la richiesta di arresto nei confronti dell’imprenditore Claudio D’Alesio e dell’ex assessore regionale e comunale di Pescara Italo Mileti per millantato credito.
Marzetti mette i bastoni tra le ruote, secondo la procura, quando scopre che verrà messo alla porta.
Scrive il gip Luca De Ninis nell’ordinanza: «La “recettività” della parte pubblica a forme di condizionamento è dimostrata, tra l’altro, dal comportamento dei vari soggetti pubblici interessati. Marzetti, in particolare, con il suo incredibile contegno, dapprima adesivo e quasi entusiastico della propria autonomia, poi improvvisamente “sabotatore” della scellerata impresa, ma solo a causa, per sua stessa ammissione, del suo atteso allontanamento».
In procura, assistito dal proprio legale Tommaso Marchese, Marzetti ripercorre che cosa accade poco dopo il sisma: «A giugno, un funzionario Asl mi disse che D’Alesio voleva incontrarmi. Al bar Camplone, a Pescara, D’Alesio mi spiegò di rappresentare un imprenditore (Alido Venturi, ndr) e se mi interessava trasferire gli uffici amministrativi della Asl dell’Aquila in un immobile di sua proprietà, nei pressi dell’ospedale», un capannone di 7500 metri quadri su tre livelli. L’obiettivo, secondo l’accusa, era di aggiudicare l’appalto a Venturi, a danno di altri possibili concorrenti. «Io mi dichiarai interessato, ma gli dissi subito che sarebbe stato necessario indire una gara europea e lo invitai a discutere della questione con Venturoni, che avrebbe dovuto adottare gli atti del caso. In seguito D’Alesio mi disse che Venturoni era d’accordo». Mileti promuove una riunione, per discutere l’affare, con Venturoni, il commissario governativo Gino Redigolo e lo stesso Marzetti. E’ il 15 luglio 2009. Il luogo del vertice è l’assessorato regionale alla sanità.
E’ il 7 ottobre scorso e davanti al pm Gennaro Varone, il manager dell’Asl dell’Aquila Roberto Marzetti, fresco di siluramento e indagato per corruzione, confeziona la sua difesa. La strana operazione è quella del presunto gruppo di lobbisti «spregiudicati» che, secondo l’accusa, volevano pilotare un bando regionale per aggiudicarsi un appalto da 10-12 milioni di euro nell’ambito della ricostruzione con l’accordo dell’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni, pure sotto inchiesta per corruzione.
Giusto un mese dopo, il magistrato fa partire la richiesta di arresto nei confronti dell’imprenditore Claudio D’Alesio e dell’ex assessore regionale e comunale di Pescara Italo Mileti per millantato credito.
Marzetti mette i bastoni tra le ruote, secondo la procura, quando scopre che verrà messo alla porta.
Scrive il gip Luca De Ninis nell’ordinanza: «La “recettività” della parte pubblica a forme di condizionamento è dimostrata, tra l’altro, dal comportamento dei vari soggetti pubblici interessati. Marzetti, in particolare, con il suo incredibile contegno, dapprima adesivo e quasi entusiastico della propria autonomia, poi improvvisamente “sabotatore” della scellerata impresa, ma solo a causa, per sua stessa ammissione, del suo atteso allontanamento».
In procura, assistito dal proprio legale Tommaso Marchese, Marzetti ripercorre che cosa accade poco dopo il sisma: «A giugno, un funzionario Asl mi disse che D’Alesio voleva incontrarmi. Al bar Camplone, a Pescara, D’Alesio mi spiegò di rappresentare un imprenditore (Alido Venturi, ndr) e se mi interessava trasferire gli uffici amministrativi della Asl dell’Aquila in un immobile di sua proprietà, nei pressi dell’ospedale», un capannone di 7500 metri quadri su tre livelli. L’obiettivo, secondo l’accusa, era di aggiudicare l’appalto a Venturi, a danno di altri possibili concorrenti. «Io mi dichiarai interessato, ma gli dissi subito che sarebbe stato necessario indire una gara europea e lo invitai a discutere della questione con Venturoni, che avrebbe dovuto adottare gli atti del caso. In seguito D’Alesio mi disse che Venturoni era d’accordo». Mileti promuove una riunione, per discutere l’affare, con Venturoni, il commissario governativo Gino Redigolo e lo stesso Marzetti. E’ il 15 luglio 2009. Il luogo del vertice è l’assessorato regionale alla sanità.