Federico: «L’ordinanza resta»
Il sindaco alla maggioranza: potevate parlare prima.
SULMONA. Prima la protesta di piazza con tanto di assedio sotto la sua casa, poi i mugugni di gran parte dei consiglieri della sua maggioranza. Ma sull’ordinanza anti-schiamazzi, che ha anticipato di un’ora la chiusura di bar e pub della città, il sindaco Fabio Federico non mostra alcun ripensamento.
«L’unica modifica all’ordinanza mi è stata sollecitata da un gruppo di baristi e riguarda l’orario di apertura», anticipa Federico, «le saracinesce potranno essere alzate alle 5 e non più alle 6 e questo per andare incontro alle esigenze dei lavoratori. Sull’orario di chiusura non si torna indietro. Ho ricevuto il nulla osta del prefetto Gabrielli, che addirittura mi aveva invitato a chiudere a mezzanotte». Sulle accuse di mancata concertazione replica: «Ho parlato con le categorie in più occasioni, la prima volta non si sono presentati, la seconda c’era un solo rappresentante, la terza ci siamo incontrati e in quella occasione ho detto che occorreva trovare una soluzione. Mi era stata proposta una vigilanza fuori dai bar per evitare gli schiamazzi.
Ho concesso due settimane di prova e nel frattempo sono arrivate più telefonate di protesta di prima. Ho chiamato sia la polizia che i carabinieri e mi hanno confermato che i rumori all’esterno dei locali erano aumentati. Così ho firmato l’ordinanza». Il sindaco replica anche ai consiglieri di maggioranza che l’hanno invitato a ripensare al provvedimento. «I consiglieri sapevano benissimo qual era il contenuto dell’ordinanza», dichiara Federico, «il giorno prima di firmarla l’ho letta durante una riunione di maggioranza. Nessuno dei presenti ha detto una parola. Potevano intervenire prima. Se ci saranno ripercussioni politiche? Lo escludo, nella maniera più assoluta. Se qualcuno del centrodestra ci casca sarà solo colpa sua. Stiamo lavorando su cose più serie, dal rilancio occupazionale all’università.
Non possiamo fermarci a litigare su un’ordinanza che tutela i nostri giovani. Le famiglie sono dalla mia parte e mi hanno intasato il telefonino di messaggi di solidarietà, il questore Piritore mi ha telefonato per tranquillizzarmi. Non dimentichiamo che la movida a Sulmona c’è solo il venerdì e il sabato: alla fine sono state ridotte due ore di divertimento a settimana per gli unici cinque bar e pub aperti fino a tardi». L’ultimo intervento Federico lo riserva alle proteste sfociate anche in un sit-in sotto la sua casa. «Il mio primo pensiero va all’assessore provinciale Benedetto Di Pietro che mi ha espresso la propria solidarietà», sottolinea il sindaco, «perché così si fa la politica e si può avere un serio confronto.
Con gli insulti non andiamo da nessuna parte. Stigmatizzo la presa di posizione del consigliere comunale Iannamorelli e dell’assessore provinciale Nannarone che sapevano di partecipare a una manifestazione non autorizzata. E sono rimasto meravigliato dalla posizione di Manasseri che fa il medico e dovrebbe assumere posizioni diverse per tutelare i giovani da alcol e droga». Questo il Federico-pensiero. Che non smorza però le polemiche esplose in città dopo la firma dell’ordinanza. Un gruppo di genitori, a capo di un comitato, e Azione giovani stanno raccogliendo firme a sostegno del provvedimento. I consiglieri di maggioranza Cristian La Civita, Alessandro Maceroni, Luigi Rapone e Antonio De Deo, invece, tornano alla carica, confermano la loro contrarietà al provvedimento e chiedono al sindaco l’appertura di un confronto per individuare soluzioni alternative alla chiusura anticipata dei locali.
«L’unica modifica all’ordinanza mi è stata sollecitata da un gruppo di baristi e riguarda l’orario di apertura», anticipa Federico, «le saracinesce potranno essere alzate alle 5 e non più alle 6 e questo per andare incontro alle esigenze dei lavoratori. Sull’orario di chiusura non si torna indietro. Ho ricevuto il nulla osta del prefetto Gabrielli, che addirittura mi aveva invitato a chiudere a mezzanotte». Sulle accuse di mancata concertazione replica: «Ho parlato con le categorie in più occasioni, la prima volta non si sono presentati, la seconda c’era un solo rappresentante, la terza ci siamo incontrati e in quella occasione ho detto che occorreva trovare una soluzione. Mi era stata proposta una vigilanza fuori dai bar per evitare gli schiamazzi.
Ho concesso due settimane di prova e nel frattempo sono arrivate più telefonate di protesta di prima. Ho chiamato sia la polizia che i carabinieri e mi hanno confermato che i rumori all’esterno dei locali erano aumentati. Così ho firmato l’ordinanza». Il sindaco replica anche ai consiglieri di maggioranza che l’hanno invitato a ripensare al provvedimento. «I consiglieri sapevano benissimo qual era il contenuto dell’ordinanza», dichiara Federico, «il giorno prima di firmarla l’ho letta durante una riunione di maggioranza. Nessuno dei presenti ha detto una parola. Potevano intervenire prima. Se ci saranno ripercussioni politiche? Lo escludo, nella maniera più assoluta. Se qualcuno del centrodestra ci casca sarà solo colpa sua. Stiamo lavorando su cose più serie, dal rilancio occupazionale all’università.
Non possiamo fermarci a litigare su un’ordinanza che tutela i nostri giovani. Le famiglie sono dalla mia parte e mi hanno intasato il telefonino di messaggi di solidarietà, il questore Piritore mi ha telefonato per tranquillizzarmi. Non dimentichiamo che la movida a Sulmona c’è solo il venerdì e il sabato: alla fine sono state ridotte due ore di divertimento a settimana per gli unici cinque bar e pub aperti fino a tardi». L’ultimo intervento Federico lo riserva alle proteste sfociate anche in un sit-in sotto la sua casa. «Il mio primo pensiero va all’assessore provinciale Benedetto Di Pietro che mi ha espresso la propria solidarietà», sottolinea il sindaco, «perché così si fa la politica e si può avere un serio confronto.
Con gli insulti non andiamo da nessuna parte. Stigmatizzo la presa di posizione del consigliere comunale Iannamorelli e dell’assessore provinciale Nannarone che sapevano di partecipare a una manifestazione non autorizzata. E sono rimasto meravigliato dalla posizione di Manasseri che fa il medico e dovrebbe assumere posizioni diverse per tutelare i giovani da alcol e droga». Questo il Federico-pensiero. Che non smorza però le polemiche esplose in città dopo la firma dell’ordinanza. Un gruppo di genitori, a capo di un comitato, e Azione giovani stanno raccogliendo firme a sostegno del provvedimento. I consiglieri di maggioranza Cristian La Civita, Alessandro Maceroni, Luigi Rapone e Antonio De Deo, invece, tornano alla carica, confermano la loro contrarietà al provvedimento e chiedono al sindaco l’appertura di un confronto per individuare soluzioni alternative alla chiusura anticipata dei locali.