Fondazione Carispaq erogati venti milioni
Si chiude l’era-Marotta dopo 6 anni di mandato. Fanfani in lizza per la presidenza Finanziati soprattutto progetti di ricerca e opere d’arte in tutta la provincia
L’AQUILA. Parla davanti al plastico dell’Urban Center da piazzare accanto a Porta Castello, che certamente non verrà realizzato nel suo mandato. «Ma aspetto tre anni e poi si vedrà», sospira Roberto Marotta, commercialista aquilano che da sei anni guida la Fondazione Carispaq, una «barca» da 138 milioni di patrimonio «oltre agli asset immobiliari» su cui buona parte dell’Aquila-bene vuole salire. E che già domani potrebbe trovare un nuovo presidente e un nuovo cda. Candidato numero 1 alla successione l’assessore comunale socialista Marco Fanfani. Verso la conferma l’aquilano Pierluigi Caputi e il sulmonese Domenico Taglieri. Tra i papabili l’avvocato avezzanese Giuseppe Ottavi. Prima riunione domani, decideranno i 18 «grandi elettori» del consiglio generale che vota a scrutinio segreto. Ma qui si vogliono evitare i franchi tiratori. Allora, Marotta lavora a una soluzione unitaria. In mattinata l’incontro coi giornalisti, nel pomeriggio l’affollata assemblea a Strinella 88 per il bilancio di missione 2007-2012.
VENTI MILIONI. «Sono mesi», si rammarica Marotta, che per statuto non può correre per il terzo mandato di fila, «che non riusciamo a ottenere dal Comune il permesso per l’Urban center di Porta Castello. Siamo messi male. Ci penserà il successore. Tirando le somme, in 6 anni molto impegnativi, e in aggiunta col terremoto, abbiamo assunto impegni per contribuire alla ripresa delle attività nei nostri territori e ricreare momenti e luoghi di aggregazione. Negli ultimi 6 anni abbiamo erogato 20 milioni, compresi anche i 6 milioni dell’Acri (Associazione delle fondazioni di origine bancaria). Il nostro patrimonio si è incrementato per 5,3 milioni con redditività vicina al 4%. L’anno 2012 è stato il migliore per la Fondazione dalla sua nascita, in termini di redditività con oltre 6 milioni di utili. Un caso raro vista la crisi. Ci siamo salvati perché abbiamo fatto investimenti molto oculati, niente partecipazioni azionarie. Abbiamo salvaguardato il patrimonio incrementandolo e accantonando risorse per i tempi difficili».
IL TERRITORIO. «Le aspettative sono tantissime», riprende Marotta. «Da noi approdano tutti, per tante iniziative, dal volontariato alla cultura all’arte. Questo perché gli enti locali non hanno più risorse. Siamo gratificati di tanta attenzione ma non possiamo accontentare tutti e occorre fare selezione. Tra i settori che finanziamo ci sono il volontariato e la crescita e formazione giovanile. Noi godiamo di autonomia nelle decisioni e quando deliberiamo eroghiamo subito i soldi. In questi 6 anni abbiamo cambiato il modo di fare. Non più solo erogazione con bando pubblico ma anche iniziative nostre sul territorio. Da qui il restauro di Porta Napoli, del cassettonato di San Bernardino, della chiesa Madonna Fore all’Aquila, l’acquisizione del cinema Balilla a Sulmona, il museo lapidario della Marsica, la partecipazione al bando per il Villino Cimarosa ad Avezzano».
LA RICERCA. «Abbiamo erogato 2 milioni all’Università per l’istituto di ricerca internazionale sul sisma legato a Ingegneria e l’acquisto di una tavola vibrante per studiare i terremoti; due milioni in tre anni alle istituzioni culturali; 2 milioni attraverso i Confidi per la ripresa delle attività produttive. In pochi abbiamo fatto tanto. Ringrazio il personale, Ernesto Macioci, nostro segretario generale per tanti anni, e il successore David Iagnemma. Abbiamo riequilibrato i tre territori dell’Aquila, Marsica e Valle Peligna-Alto Sangro ricucendo i rapporti con enti e università e collaborando con la Soprintendenza per individuare alcune priorità d’intervento. Dobbiamo ancora realizzare il progetto da 2 milioni sulle mura urbiche.Puntiamo alla riapertura di Porta Branconio e al collegamento pedonale tra viale Duca degli Abruzzi, dove ha riaperto una sede universitaria, e viale della Croce Rossa. Lungo il perimetro della cinta muraria, eliminando alcuni condomìni osceni e danneggiati dal sisma, può rinascere almeno una parte esterna di città in attesa del centro».
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