Gli 800 euro promessi e poi spariti
La rabbia dei tremila aquilani che lavoravano in aziende familiari.
L’AQUILA. Sono mogli, madri, fratelli e figli. Sono l’altra faccia del G8. La faccia della disperazione e della rabbia, delle promesse non mantenute e della povertà. Sono tremila aquilani, collaboratori di aziende familiari, che non avranno mai i soldi promessi per continuare a sopravvivere dopo che il terremoto ha spazzato via negozi di alimentari, copisterie e ristoranti. Hanno creduto ad una promessa: avrete anche voi 800 euro al mese. Li avrete come i titolari delle piccole aziende, i lavoratori autonomi, come aveva annunciato il 18 aprile il minstro Sacconi. E per tre mesi hanno telefonato decine di volte all’Inps o alla Confcommercio, e hanno riempito questionari fino a che la speranza si è dissolta con una doccia fredda, ieri mattina, con un laconico: a voi, terremotati di serie B, non spetta un bel nulla. Arrangiatevi.
I grandi del mondo arrivano all’Aquila, sorridono durante la foto di rito, girano tra le macerie del centro storico oppure di Onna, il borgo più martoriato tutti, in una sorta di turismo catastrofistico. Ma alla stessa ora Elena Gallucci, 35 anni, madre di due bambini, si rivolge al Centro per sfogare la sua indignazione, per parlare a nome degli altri tremila aquilani. E le parole di questa giovane madre, che da settimane vive in una roulotte nel campeggio Salinello di Tortoreto, sono come un pugno nello stomaco, mentre il G8 parte e i grandi della terra discutono dei problemi più importanti dell’umanità ma non degli 800 euro che ti riportano con i piedi per terra perché mamma Elena non li avrà mai. «Sì, vivo nella mia roulotte dopo essere rimasta un mese e mezzo in una tenda in piazza d’Armi insieme con i miei piccoli», comincia a sfogarsi. «Sì, non ho più un euro per vivere.
Avevamo il negozio d’alimentari più famoso di piazza Duomo. Chi, all’Aquila, non conosceva «Da Tonino»? L’aveva aperto papà, Antonio Gallucci, 49 anni fa, dava lavoro anche a me e mia sorella. Vivevamo bene, il terremoto ci ha tolto tutto. A fine maggio mi hanno anche fatto compilare dei moduli per ottenere il sussidio come dipendente-collaboratore familiare. Sono tornata dieci volte all’Inps, ho telefonato trenta volte alla Confcommecio, ho partecipato a riunioni con il sindaco Cialente. Fino a questa mattina (ieri, ndr) mi sono illusa che lo Stato avrebbe mantenuto la promessa. Perché 800 euro per me e per tutti quei dipendenti di piccole aziende assunti come «collaboratori familiari» sono l’unico modo per sopravvivere. All’Inps di Giulianova sono stati gentili, mi hanno detto: l’emendamento è stato bocciato, gli 800 euro non ci sono più». Beffata, impotente, indignata e abbandonata in una roulotte dove sa di dover restare fino a dicembre: Elena Gallucci spiega il suo stato d’animo con l’ultimo sfogo: «Del G8 non m’importa un bel nulla. Per me e per tanti altri aquilani solo promesse. Di fatti neppure uno».
I grandi del mondo arrivano all’Aquila, sorridono durante la foto di rito, girano tra le macerie del centro storico oppure di Onna, il borgo più martoriato tutti, in una sorta di turismo catastrofistico. Ma alla stessa ora Elena Gallucci, 35 anni, madre di due bambini, si rivolge al Centro per sfogare la sua indignazione, per parlare a nome degli altri tremila aquilani. E le parole di questa giovane madre, che da settimane vive in una roulotte nel campeggio Salinello di Tortoreto, sono come un pugno nello stomaco, mentre il G8 parte e i grandi della terra discutono dei problemi più importanti dell’umanità ma non degli 800 euro che ti riportano con i piedi per terra perché mamma Elena non li avrà mai. «Sì, vivo nella mia roulotte dopo essere rimasta un mese e mezzo in una tenda in piazza d’Armi insieme con i miei piccoli», comincia a sfogarsi. «Sì, non ho più un euro per vivere.
Avevamo il negozio d’alimentari più famoso di piazza Duomo. Chi, all’Aquila, non conosceva «Da Tonino»? L’aveva aperto papà, Antonio Gallucci, 49 anni fa, dava lavoro anche a me e mia sorella. Vivevamo bene, il terremoto ci ha tolto tutto. A fine maggio mi hanno anche fatto compilare dei moduli per ottenere il sussidio come dipendente-collaboratore familiare. Sono tornata dieci volte all’Inps, ho telefonato trenta volte alla Confcommecio, ho partecipato a riunioni con il sindaco Cialente. Fino a questa mattina (ieri, ndr) mi sono illusa che lo Stato avrebbe mantenuto la promessa. Perché 800 euro per me e per tutti quei dipendenti di piccole aziende assunti come «collaboratori familiari» sono l’unico modo per sopravvivere. All’Inps di Giulianova sono stati gentili, mi hanno detto: l’emendamento è stato bocciato, gli 800 euro non ci sono più». Beffata, impotente, indignata e abbandonata in una roulotte dove sa di dover restare fino a dicembre: Elena Gallucci spiega il suo stato d’animo con l’ultimo sfogo: «Del G8 non m’importa un bel nulla. Per me e per tanti altri aquilani solo promesse. Di fatti neppure uno».