Idea policlinico per il rilancio
Giorgi (Cisl): è il momento di realizzare il progetto.
L’AQUILA. Un policlinico al posto dell’ospedale San Salvatore. Il progetto, di vecchia data, potrebbe essere rispolverato trasformando in opportunità i ritardi accumulati negli ultimi anni. A lanciare la proposta, in vista della riorganizzazione della rete sanitaria abruzzese, è il segretario regionale Cisl, Gianfranco Giorgi, che pone interrogativi sulla ricostruzione del San Salvatore e sui risultati ottenuti. Pochi, rispetto agli investimenti. «L’Aquila ha la possibilità di realizzare l’ambito progetto del policlinico, in piedi da oltre un decennio. I circa 50 milioni di euro a disposizione della Asl, che aveva stipulato un’assicurazione prima del sisma», afferma Gianfranco Giorgi, «potrebbero essere impegnati insieme ad altre decine di milioni di euro derivanti dal fondo nazionale per L’Aquila, nella costruzione di una struttura di eccellenza come il policlinico. Nell’opera di ricostruzione del San Salvatore si stanno impegnando somme ingenti, senza un risultato ottimale. Molti reparti operano in spazi ridotti e non adeguati alle reali esigenze, con il rischio della conseguente riduzione dei posti letto.
Il direttore generale, Roberto Marzetti, ha già dichiarato che sono sufficienti 300 posti letto contro i 450 in possesso dell’ospedale prima del sisma. Si pone, inoltre, il problema delle scuole di specializzazione della facoltà di medicina che l’ateneo rischia di perdere». A cascata, la Cisl evidenzia una serie di carenze e deficit organizzativi: «la risonanza magnetica ancora non viene riattivata, il laboratorio analisi è solo parzialmente in funzione in un container e non esegue esami batteriologici e Ria; non è attivo il servizio di mammografia, mentre il pronto soccorso è stato sistemato in locali di passaggio dove i pazienti sono a diretto contatto con i visitatori che devono recarsi in altri reparti». La Cisl parla ancora di carenza di personale: «Sono state presentate 40 richieste di trasferimento e svariati certificati medici», prosegue Giorgi, «l’Utic, un servizio di eccellenza prima del terremoto, è costretto ad operare in locali angusti e con soli due posti letto.
Infine, i medici della direzione sanitaria non effettuano più la reperibilità pomeridiana e notturna. A tutto questo si aggiunge il mancato rinnovo dei contratti a termine di molti medici, tecnici, infermieri e operatori socio-sanitari che da anni prestavano servizio all’interno della Asl». Le difficoltà dovute allo stato di emergenza post-terremoto, secondo il segretario regionale Cisl, «non giustificano la disorganizzazione in cui versa il San Salvatore. L’Aquila ha bisogno di un ospedale nuovo, nella struttura e nell’organizzazione. La Asl sta cercando di tamponare la situazione con provvedimenti che hanno creato solo confusione. Manca un piano organizzativo e non si conosce l’obiettivo finale da raggiungere». La Cisl invoca maggiore programmazione, a garanzia del servizio offerto ai cittadini, in un settore delicato come la sanità, e dei lavoratori che si sono sacrificati con spirito di abnegazione dopo il terremoto del 6 aprile.
Una stoccata anche all’indirizzo dell’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni «che parla», dice Giorgi, «della costruzione di nuovi ospedali in Abruzzo, quando in questo momento l’unica città ad avere davvero bisogno di un ospedale è L’Aquila. Ci chiediamo se non sarebbe stato più opportuno, invece di impegnare risorse sulla sistemazione di un edificio vecchio e poco funzionale come l’attuale ospedale, progettare un nuovo stabile, completamente antisismico e moderno. L’idea del policlinico», conclude, «è ancora valida, ma occorre la volontà politica dei nostri amministratori per renderla operativa».
Il direttore generale, Roberto Marzetti, ha già dichiarato che sono sufficienti 300 posti letto contro i 450 in possesso dell’ospedale prima del sisma. Si pone, inoltre, il problema delle scuole di specializzazione della facoltà di medicina che l’ateneo rischia di perdere». A cascata, la Cisl evidenzia una serie di carenze e deficit organizzativi: «la risonanza magnetica ancora non viene riattivata, il laboratorio analisi è solo parzialmente in funzione in un container e non esegue esami batteriologici e Ria; non è attivo il servizio di mammografia, mentre il pronto soccorso è stato sistemato in locali di passaggio dove i pazienti sono a diretto contatto con i visitatori che devono recarsi in altri reparti». La Cisl parla ancora di carenza di personale: «Sono state presentate 40 richieste di trasferimento e svariati certificati medici», prosegue Giorgi, «l’Utic, un servizio di eccellenza prima del terremoto, è costretto ad operare in locali angusti e con soli due posti letto.
Infine, i medici della direzione sanitaria non effettuano più la reperibilità pomeridiana e notturna. A tutto questo si aggiunge il mancato rinnovo dei contratti a termine di molti medici, tecnici, infermieri e operatori socio-sanitari che da anni prestavano servizio all’interno della Asl». Le difficoltà dovute allo stato di emergenza post-terremoto, secondo il segretario regionale Cisl, «non giustificano la disorganizzazione in cui versa il San Salvatore. L’Aquila ha bisogno di un ospedale nuovo, nella struttura e nell’organizzazione. La Asl sta cercando di tamponare la situazione con provvedimenti che hanno creato solo confusione. Manca un piano organizzativo e non si conosce l’obiettivo finale da raggiungere». La Cisl invoca maggiore programmazione, a garanzia del servizio offerto ai cittadini, in un settore delicato come la sanità, e dei lavoratori che si sono sacrificati con spirito di abnegazione dopo il terremoto del 6 aprile.
Una stoccata anche all’indirizzo dell’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni «che parla», dice Giorgi, «della costruzione di nuovi ospedali in Abruzzo, quando in questo momento l’unica città ad avere davvero bisogno di un ospedale è L’Aquila. Ci chiediamo se non sarebbe stato più opportuno, invece di impegnare risorse sulla sistemazione di un edificio vecchio e poco funzionale come l’attuale ospedale, progettare un nuovo stabile, completamente antisismico e moderno. L’idea del policlinico», conclude, «è ancora valida, ma occorre la volontà politica dei nostri amministratori per renderla operativa».