Il Papa impone il pallio all’arcivescovo Petrocchi/ Video / Foto
La cerimonia a Roma, con l'Arcivescovo anche una delegazione di fedeli
«Attenzione ai terremoti sociali che non sono meno pericolosi di quelli geologici». Con questa frase il nuovo arcivescovo metropolita dell’Aquila saluta la città che guiderà, ufficialmente, da domenica 7 luglio. Uscito dalla basilica di San Pietro dopo la cerimonia di benedizione e di imposizione del sacro Pallio da parte di Papa Francesco, Monsignor Giuseppe Petrocchi si è fermato all’ingresso della chiesa di Santa Monica tra i fedeli e i giornalisti. La cerimonia formale con cui Papa Francesco ha affidato a 35 metropoliti di tutto il mondo la guida delle loro comunità si è conclusa da poco, e ad attendere l’arcivescovo che lascia Latina c’è un gruppo di fedeli aquilani che vuole ascoltare la sua voce. «L’Aquila è una città chiamata a essere un laboratorio di rinascita sociale, ma dovrà trarre le risorse dalla sua storia nobile e forte». Quanto alla missione che lo aspetta l’arcivescovo ha spiegato: «Vengo come inviato, non per mia scelta e rispondo con una visione totale. Voi oggi siete i miei confratelli, e io sono aquilano», ha detto rivolgendosi ai fedeli. Quanto ala ricostruzione, Monsignor Petrocchi ha riconosciuto che si tratta di «un tema delicato e difficile, su cui è facile avere diversità di prospettive su cui è non si riesce a convergere. Ma se L’Aquila si spezza nella sua compagine sociale, non risorgerà». L’arcivescovo ha poi lanciato un monito. «Per adesso non è il momento di pensare a una riorganizzazione interna della curia aquilana. Adesso è importante arrivare, capire, conoscere e parlare con tutti». Ai parroci ha detto: «Siate un cuore solo e un’anima sola. Le nuove generazioni hanno diritto ad essere guidati da pastori che raggiungano la giusta convergenza di idee». E sulla ricostruzione Monsignor Petrocchi ha ribadito l’importanza della trasparenza prima di tutto. «Non sono in grado di esprimermi», ha detto, «ma trasparenza è una condizione essenziale. Questo non significa che sulle scelte fatte si avrà il totale dei consensi, ma quanto meno che siano scelte chiare e motivate. Si deve dire cosa si fa, perché e come si fa».